Oggi voglio parlarvi del valore di un’idea, un’idea alla quale molti non credevano, come capita spesso. Ma il potere delle idee (delle buone idee) è quello di non fermarsi davanti ad una porta sbarrata, queste dilagano e prima o poi irrompono bruscamente abbattendo gli sbarramenti, che rimangono solo un ricordo alle spalle.
L’idea della quale voglio parlarvi è di un giovane ragazzo Trevigiano, Davide Derton, che ha deciso di credere nell’idea di business che da tempo portava nei suoi pensieri, quella di Goldon. Nome alquanto singolare e che lascia molto spazio al fraintendimento, aspetto sicuramente in prima linea per decretare il successo di un prodotto innovativo, cheap and chic come Goldon vuole essere.
Ma veniamo al dunque, cos’è Goldon?
Goldon è uno stivale multiuso ripiegabile ideato per affrontare l’acqua alta a Venezia. L’idea è quindi molto semplice: uno stivale che sta in borsa, in tasca, dentro uno zaino e può essere indossato sopra le normali calzature in caso di acqua alta senza portarsi appresso gli scomodi stivali che fino ad ora erano l’unico (vero) modo per affrontare la straordinaria marea. Il materiale è resistente per poter essere utilizzato molte volte e il prezzo è davvero interessante (circa 10 €). Ma, la marcia in più di Goldon è l’aspetto cheap – chic che lo rende un ottimo ricordo unconventional della città lagunare, aspetto non indifferente considerando il numero di visitatori a Venezia (che gira attorno ai 20 Milioni annui).
Ho avuto il piacere di parlare con Davide, trentunenne molto umile, creativo e storyteller nato, tanto che mentre parla del progetto trasmette tutto l’amore per il suo lavoro e per l’idea che ha portato avanti tra mille difficoltà. Seduti al tavolo, davanti ad una bottiglia di prosecco, abbiamo iniziato a parlare di Goldon.
Come è iniziato tutto?
In modo abbastanza casuale: Anni fa andavo a trovare la mia ragazza che studiava a Venezia e mi sembrava davvero una rottura portarsi gli stivali in un sacchetto quando era prevista alta marea, oltre all’ingombro era anche semplice dimenticarli. Da li ho iniziato a pensare ad una soluzione, che poi ha dato via ad un pensiero creativo sfociato in “Goldon”. Non mi sono dedicato subito al progetto, però continuava a frullarmi nella mente. Il punto di svolta è avvenuto solo dopo che è fallita l’azienda nella quale lavoravo. Diciamo che è stato il momento nel quale ho creduto davvero nelle mie idee anche se tutti erano contrari (motivo per il quale mi sono dovuto auto-finanziare il progetto).
Come hai sviluppato la tua idea?
La prima cosa da fare era il prodotto, dovevo creare fisicamente quello che avevo in mente e trovare chi me lo producesse. Mi ci è voluto un po’ di tempo, soprattutto perché mi piace fare bene quello che inizio. Doveva avere un design semplice e funzionale, il packaging poi avrebbe avuto un ruolo centrale e anche quello ha richiesto un bello studio. Volevo poi che il prodotto avesse una serie di rinforzi ma allo stesso tempo doveva essere semplice da piegare e far entrare in tasca. Ho poi personalmente richiesto un controllo qualità per garantire l’assenza di forature nella plastica.
Parliamo del nome, che mi ha fatto sorridere fin dall’inizio.
Il nome l’ho pensato apposta per creare interesse nei confronti del prodotto. In Italiano Goldon richiama l’idea del “Goldone”, quindi del preservativo, che una volta visto il prodotto rende bene l’idea. Sembrerà strano ma alcuni pezzi li ho venduti solo grazie alla simpatia del nome. In Inglese invece il nome da l’idea di qualcosa di dorato da indossare, e cosa c’è di più prezioso di un paio di stivali prét a porter quando incontri 30 cm di acqua per terra? Inoltre c’è il retrogusto culturale dato dal legame fra Carlo Goldoni e Venezia che i turisti stranieri di certo non si lasciano scappare.
Per quanto riguarda le vendite?
Ho iniziato a vendere Goldon a novembre 2012. Andavo a Venezia con il carrettino pieno e giravo su e giù per i ponti i vari negozi, gli raccontavo la storia del prodotto, come e perché l’ho pensato e cercavo di fargli capire come potesse essere un prodotto adatto non solo all’acqua alta ma anche un innovativo souvenir di Venezia per i turisti. Mi sono trovato di fronte a differenti tipi di reazioni e un po’ alla volta ho capito come muovermi. Non è stato così semplice dato che non sono un commerciale, ma la conoscenza del prodotto e del contesto in ogni minimo particolare mi hanno aiutato nell’impresa di vendere nelle prime 2 settimane 10.000 Goldon. Adesso ho circa 40 rivenditori nella zona lagunare di Venezia.
C’è anche il sito web nel quale è attivo un servizio di e-commerce che però ho dovuto interrompere subito perché dopo due settimane avevo finito tutte le scorte di prodotti. Continuavo ad avere richieste ma non potevo evaderle. Da quando ho riattivato l’e-commerce ho concluso qualche vendita, ma ininfluente rispetto alle vendite fisiche.
Concorrenti?
Bella domanda. Io non ho paura dello stivale classico. Goldon è diverso, è un accessorio utile in mille occasioni e non solo per l’acqua alta. Inoltre è molto bello e particolare. È un’esperienza, non ha nulla a che fare con lo standard. È quello che cerco di far passare ogni volta che mi racconto ad un negoziante, e finora questo approccio ha pagato. Per esempio uno dei negozianti mi ha raccontato che in un giorno di sole aveva un continuo viavai di turisti affascinati da questo particolare prodotto esposto, continuavano a fotografarlo divertiti e ne ha venduti tantissimi anche se non c’era acqua alta.
Quello che mi preoccupa adesso è la concorrenza sleale, mi stanno copiando il prodotto tale e quale e sto avendo qualche problema, ma le idee che ho in testa non possono copiarle, e sono convinto che siano quelle che contano.
Approposito di idee, hai qualche idea per il futuro?
Ho tantissime idee, e ci sto lavorando attivamente, anche se aspetto di potermele finanziare dato che arriva tutto dalla stessa tasca. Prima di tutto voglio sviluppare al massimo le potenzialità del mercato veneziano, differenziando la distribuzione (ho iniziato a creare dei Goldon personalizzati per gli Hotel ad esempio) e poi allargarne l’uso anche al di fuori di Venezia e non solo per l’acqua, ho vari progetti in atto, alcuni davvero fantasiosi e motivanti. Inoltre Goldon sta avendo un buon riscontro anche all’estero grazie al sito web. Molte strutture (da Inghilterra, USA, Turchia, ecc) mi chiedono di personalizzare Goldon per poterlo utilizzare come gadget aziendale o per poterlo rivendere con il loro marchio. Insomma, qualcosa sono riuscito a muovere con questo stivale dorato.
Come avete potuto capire, l’idea è davvero singolare e le opportunità di sviluppo sono considerevoli soprattutto in relazione alla montagna di idee che ha Davide in testa (verso la fine della bottiglia di prosecco le idee fioccavano numerose).
Concludendo e riassumendo, ho individuato 4 punti di forza principali nella strategia di marketing di Goldon:
- Il prodotto: Credo che si presenti da solo, Uno “stivale non – stivale”, perché in effetti la descrizione migliore è “preservativo per gambe” che può essere utile in mille occasioni (per non bagnarsi le scarpe mentre si lava l’auto, per raggiungere l’ufficio durante una giornata di pioggia, ma anche sulla neve e sul fango). Davvero creato con stile, per non parlare del packaging super essenziale e distintivo.
- Il nome: Diretto, semplice, multi-lingua, legato al prodotto, favorisce il ricordo… altro? Ah si, la giusta dose di demenzialità e cultura popolare. Una bomba virale che aspettava solo di esplodere.
- La nicchia: offrire un prodotto per affrontare l’acqua alta a Venezia è stata una bella prova che alla fine ha portato a risultati considerevoli, anche se si tratta di una nicchia composta da un numero molto elastico di potenziali clienti. Un plauso a Davide per la capacità di aver allargato la base di utenza (soprattutto grazie allo storytelling). Sarà da vedere se il prodotto avrà fortuna anche al di fuori della nicchia di partenza.
- Lo storytelling: il racconto e la capacità di catturare il cuore del proprio interlocutore sono skill che oramai segnano la differenza fra un brand 2.0 e un brand ancorato ad antiche glorie. Davide ha saputo dare a Goldon la connotazione di brand esperienziale e questo lo ha aiutato a raggiungere il cuore dei negozianti prima e del cliente finale poi.
Cosa c’è da aggiustare? Probabilmente la presenza sul web del brand va migliorata soprattutto pensando ai social network nei quali il brand è presente (facebook ad esempio) senza una precisa idea di comunicazione alle spalle.
Quindi, possiamo dire che Davide avrà parecchie cose alle quali dedicarsi prossimamente. Io sono convinto che, un passo alla volta (come piace a lui), riuscirà a rendere Goldon un must have.
E voi, che ne pensate?