Si è detto e scritto di tutto sul Crowdfounding, probabilmente uno dei grandi nuovi impianti con cui l’innovazione dovrà far di conto nel 2014. Uno degli aspetti più interessanti però è quello della prototipazione e pretotipazione, anche a livello di business. Il libro “makers” di Chris Anderson segnala come piattaforme in stile etsy possano essere interpretate come la galleria del vento dei makers, luoghi in cui capire se il proprio prodotto “ha un mercato”. Tra Etsy per l’artigianale e Ebay per tutto il resto, esiste un buco in termini di aree di product, service o idea testing che potrebbe essere colmato da qualcosa nato per altri scopi: le piattaforme di crowdfounding, appunto.
Il tema viene affrontato in un articolo di HBR dal titolo “sell your product before it exists” che introduce il tema dei Vaporgoods, già conosciuto nei mondo del software dove pre-ordini di prodotti incompleti vengono ampiamente accettati per iniettare cassa in progetti dall’esito incerto anticipandone i trend. Il caso più recente è quello di Coin, uno strumento che unisce carte di credito, debito e fedeltà in un’unica realtà fisica che può essere gestita come una normale carta.
Coin ha raggiunto il proprio obiettivo su kickstarter in 40 minuti, per poi continuare a crescere in ordini e pre-ordini. Dove sta il successo? Rispondiamo con le parole di HBR:
the real success isn’t in the amount of cash Coin raises; it’s that the minds behind Coin have proven there’s a market demand for their product using the only research method that counts: the market itself.
Coin ha fatto del mercato stesso il primo focus group e non si è preoccupato di costruire test artificiosi, è semplicemente uscito, per vedere l’effetto che fa. L’articolo ci dice che i fondatori non dovrebbero guardare come metrica o KPI i pre-ordini (una vanity metric per questo scopo), dovrebbero invece concentrarsi sulla rapidità di crescita del loro successo su kickstarter, un vero indicatore della futura domanda del mercato, con tutti i distinguo del caso (il popolo di kickstarter è davvero rappresentativo del campione della popolazione che dovrà usare Coin o ne è solo la maggioranza anticipatrice?). Ben sapendo che oltre il 50% dei nuovi prodotti lanciati sul mercato non regge l’urto, questa strategia si rivela piuttosto interessante. Una strategia che sposta l’attenzione dal “partire leggeri” di Eric Ries e del concetto di Minimum Viable Product ad un assunto nuovo. Se nel primo caso la strategia è quella di giungere ad un prototipo il più grezzo possibile, ma presentabile, nel secondo si tratta di comunicare al 110% una cosa che non esiste ancora, per dirla con gli startupper non ci si concentra più sul prodotto e basta, ma si parte dalla comunicazione del prodotto di domani, si spostano quindi competenze, prime assunzioni, strategie di founding etc..
Per chi non fosse ancora convinto della sensatezza di tale strategia vi è una seconda motivazione da analizzare, quello che viene definito bias (una sorta di gap di percezione, concetto che viene dalla psicologia cognitiva) tra il riconoscimento dell’innovazione e creatività in un prodotto e l’ammissione della sua utilità. Rispetto a un tradizionale lancio di prodotto “retail”, Coin utilizza una strategia che anticipa nella mente del consumatore il prodotto e permette di pre-testarne il successo. Questa idea potrebbe non essere la migliore per tutti i mercati, ma se siete una startup o avete un progetto potenzialmente dirompente, ma rischioso, potete considerare il crowdfounding e la comunicazione del prototipo come una leva importante per il vostro successo, if it’s possible, consider selling your new product before it exists.