L’Italia detiene il record di siti Unesco: un affascinante patrimonio artistico culturale che oltre a rendere suggestivo ogni angolo del bel paese, rappresenta un’opportunità di sviluppo economico davvero unica.
Una risorsa con grandi potenzialità, attanagliata da gestione apatica e mancanza di strategia, che non permettono di rilasciare sul territorio l’indotto economico utile per uscire da questa crisi di cui l’Italia trabocca.
Abbiamo chiesto a Fabio Viola le sue opinioni sull’argomento, e ci ha spiegato come marketing, web e comunicazione potrebbero risvegliare questo meraviglioso e assonnato patrimonio…
Presentati, a ruota libera.
La mia è la storia di tanti nati negli anni ’80, sono cresciuto a pane e videogiochi per la “gioia” dei miei genitori costretti a foraggiare l’acquisto continuo di hardware e software. In modo molto casuale mi sono ritrovato dall’altra parte della barricata lavorando per Electronic Arts Mobile, Vivendi ed altre grandi aziende del settore per poi fondare le mie due start up (DigitalFun srl e Mobile Idea srl) che, fortunatamente, sono ancora qui dopo 8 anni. Progressivamente il mio interesse si è spostato sull’ambito sperimentale dei giochi fuori dai contesti puramente gaming ed accademico. Dopo aver scritto il libro “Gamification – I Videogiochi nella Vita Quotidiana” nel 2011, oggi siedo nel Comitato Scientifico del primo Master con titolo legale in Gamification presso Tor Vergata e sono coordinatore del percorso in Gamification e Engagement Design allo IED Milano.
Hai sempre avuto la passione per la Gamification ma pare che ultimamente tu ti sia tuffato in un progetto focalizzato sul turismo culturale: qual è il ponte?
Sul finire degli anni ’90 non era ancora possibile studiare game design in Italia, ed optai per la mia seconda passione. Ho studiato Beni Culturali e da allora mi rimase sempre il pallino di provare ad innovare un settore considerato, in molti casi giustamente, stantio. Poi il vortice lavorativo mi ha portato lontano fino a quando lo scorso anno l’Università di Pisa mi invitò a tenere un intervento su cosa i videogiochi avessero da insegnare al mondo della Cultura. Lo speech suscitò un interessante dibattito che mi ha dato lo stimolo a utilizzare i ritagli di tempo per incontrare direttori museali, docenti di beni culturali e coordinatori delle politiche turistiche a vario livello.
Questi mesi di riflessioni teoriche sono culminate nell’Hackaton organizzata lo scorso Ottobre a Pisa dal network Europeana (struttura pubblica legata agli open data culturali). Nelle 40 ore a disposizione partorimmo l’idea “TuoMuseo“, il progetto vinse un premio e da lì è iniziato un percorso che ci vedrà lanciare la sperimentazione a fine Gennaio 2015 e la piattaforma nell’Aprile col supporto del Comune di Siena che ha co-finanziato e supportato il progetto insieme a tanti altri partner pubblici.
Hai dunque avuto modo di analizzare il settore turistico italiano e credo sia banale parlare di quanto sia affascinante il nostro patrimonio artistico culturale e della fase di immobilità che vive, quindi ti chiedo: secondo te, cosa manca?
Quante pagine abbiamo a disposizione? L’Italia, pur avendo il maggior numero mondiale di siti culturali patrimonio dell’umanità ed una densità culturale senza pari, genera un giro d’affari di soli 40 miliardi di euro e il 2.6 per cento del PIL. In Inghilterra, con un patrimonio storico e artistico immensamente inferiore al nostro, sono a 73 di miliardi euro, il 3.8 per cento del PIL. Negli Stati Uniti il ritorno economico è x16 rispetto a noi, pur essendo un paese scoperto solo 5 secoli or sono. Sembrerebbero burle del web, ma sono numeri straordinariamente reali e che invitano tutti noi a riflettere. Dietro a questi numeri si nascondono decenni di cattiva gestione a tutti i livelli e la scarsa attenzione sin dai primi anni di scuola. A questa mancata programmazione strategica si è aggiunta negli anni una visione poco o per nulla manageriale del bene culturale, perchè i direttori dei musei non possono essere valutati anche in base alla capacità che hanno di creare ricchezza sul territorio? Un dato su tutti, musei come Tate o National Gallery in UK o il Louvre in Francia generano fatturato da merchandising pari a tutto il nostro comparto culturale pubblico.
Come il marketing e la comunicazione possono contribuire a capitalizzare il tesoro che abbiamo?
Noi abbiamo uno straordinario vantaggio rispetto al resto del mondo, ci ritroviamo in casa l’hardware del turismo, ovvero quel tessuto diffuso di bellezze presenti ad ogni angolo nelle nostre città. Ora spetta a noi contribuire con del “software” adeguato: strumenti di gestione on-site e online, città cablate per favorire lo “smart tourism”, pianificazioni marketing, figure professionali che abbinino competenze culturali con quelle digitali, piattaforme, apps e tutto ciò che può contribuire a valorizzare il patrimonio esistente. In Italia, a causa dei problemi economici dovuti allo scarso investimento pubblico e alla mancata valorizzazione economica dei siti, oltre il 90% dei luoghi culturali non hanno una figura professionale interna di riferimento in ambito digitale. Questo costo umano sarebbe in realtà il più grande investimento per incrementare l’acquisizione di visitatori, la loro fidelizzazione e spesa.
La piattaforma Tuo.Museo.it: che obiettivo ha? A chi si rivolge? Dove vuole arrivare?
Ci siamo posti un obiettivo molto ambizioso, raccogliere in un unico sito facilmente navigabile il nostro patrimonio culturale digitale. Parliamo di milioni di opere e manufatti oggi parzialmente o totalmente inaccessibili, oltre ai relativi luoghi che li custodiscono, che presto saranno disponibili su TuoMuseo.it in modo gratuito e seo friendly. L’area del sito/app è stata costruita per essere partecipativa, sociale, ingaggiante e premiante. I visitatori possono non solo utilizzarlo via online o mobile come strumento di pianificazione turistica e museale ma interagire costantemente, ad esempio caricando le proprie foto delle visite, inserendo la propria recensione di un manufatto, sbloccando le missioni ed i badges, guadagnando punti per scalare classifiche, riscattando premi come l’ingresso a porte chiuse nel museo, e tanto altro ancora.
Per gli addetti ai lavori, come amministratori pubblici e direttori di centri culturali, la piattaforma consente di accedere gratuitamente ad una serie di servizi che consentono loro di personalizzare l’offerta ed ottenere in tempo reale centinaia di data analytics: l’anagrafica dei vistatori, il tasso di ritorno di un dato periodo, i punti di interesse e/o opere più visitate, capire i flussi turistici in base all’età e alla città di origine etc etc. Questa mole di dati per la prima volta si affaccerà in ambito culturale, mentre è da oltre un decennio la prassi per lo sviluppo in ambito videoludico e non solo.
Tra le tante funzionalità vi è il pulsante ADOTTA UN OPERA, che consentirà ai gestori museali di avviare campagne in modalità donazione.
Nell’attesa del lancio pubblico di Aprile 2015 e delle sperimentazioni a Pisa e Siena di Gennaio, invito i curiosi e gli operatori di settore a registrarsi in anteprima su www.tuomuseo.it.