HomeBlogStrategie di MarketingSeedcamp e la sfida dell’ecosistema delle start up

Seedcamp e la sfida dell’ecosistema delle start up

Le start up vanno di moda, lasciatemelo dire. E’ tutto un treno, un evento, un barcamp di innovatori. Tutto questo è più che sensato e soprattutto più che normale visto che se il lavoro non c’è, è meglio farsi su le maniche e costruirselo. Quello che questo mondo sta lasciando intravedere, con ancora troppa nebbia attorno, è un ecosistema fatto di:

  • Idee: una pensata di base, non sembra ma c’è fame di novità
  • Persone: un founder, tipicamente chi ha avuto l’idea. A volte è un comandante della nave, dove la nave è l’idea di qualcun altro. In questo mondo non c’è posto per i caronte, i traghettatori, ai piani alti pagano le teste ed i modelli più che le scatole anche se ben avviate
  • Modelli di business: l’idea conta, ma fino ad un certo punto. Se per realizzarla servono risorse umane ed economiche fuori dai limiti la cosa “non si farà”, anche se siamo di fronte alla più bella idea del mondo. La parola chiave è scalabilità
  • Business angel: tipicamente una persona che “mette una moneta”, in cambio di un futuro ritorno. Pochissimi soldi per muovere i primi passi e rivolgersi poi ad altri
  • Seed o acceleratori: sono strutture più complesse che permettono alle idee di crescere con uno o due round di investimenti e trasformano la carta in prototipo e il prototipo in azienda, sono spazi in cui lo scenario è tipicamente composto da pochi soldi, tante cose da fare e molti sogni nel cassetto
  • Venture Capital: quando le idee diventano aziende vere, e già hanno scalato, arrivano queste figure che “mettono i soldi veri”, probabilmente siamo più vicini a modelli di finanza che di marketing, anche se le start up tech based in questo momento tirano tantissimo

Leggo questo interessante articolo di Forbes, sostanzialmente si racconta che per molti il sogno si chiama Y-combinator, uno dei più famosi Seed californiani. Ma non per tutti. Distanza, complessità e concorrenza rendono la sfida non banale, ma anche in Europa c’è chi sta crescendo vertiginosamente, è il caso di Seedcamp. Questa struttura, famosa per il suo Bootcamp, è oggi consolidata e si propone come un’alternativa di valore alla traversata dell’oceano in cerca di fortuna, forse meno affascinante, ma anche più raggiungibile. Ne abbiamo già parlato ma anche nelle campagne venete esiste qualcosa di simile (si chiama H-Farm e la sua storming pizza è una delle esperienze più interessanti nel panorama dell’energia che fa impresa).

Personalmente l’idea di un ecosistema di microservizi super specializzati mi affascina, il rischio di ridondanza e spreco di energie è reale, molte di queste idee falliscono, non è tutto rose e fiori e spesso “vince il già visto”. Come disse Gianluca Diegoli in un articolo/dibattito che parlava di altro, però, sarà la statistica a regolare questi mondi e normalizzarne gli eccessi, almeno speriamo.

Per approfondire:

Who needs silicon valley

SeedCamp: a global answer to Y-Combinator

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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