Non ho mai amato “i 10 punti forti di..” o “le 5 idee per..” ma proprio per esorcizzare tale tendenza mi cimento nell’esercizio della stesura di una riflessione per punti elenco, per vedere l’effetto che fa. Non ho fatto la conta dei punti “core” dell’essere consulente ma ho deciso che 10 è un buon numero per raccontare e condividere una quotidianità frenetica e affascinante.
Siamo dei privilegiati, o ci crediamo tali
E’ indubbio che chi fa questo mestiere è un privilegiato, l’essere pagati per studiare e rimanere aggiornati e spesso fare “marketing relazionale” a convegni e meeting è di certo attività invidiabile, di sicuro quindi quello del consulente è uno dei mestieri più belli, per chi ama questo settore
Raccontiamo storie, o aiutiamo a farlo
Spesso mi sorprendo del fatto che il mio lavoro non si sostanzi in attività tangibili o nel muovere direttamente le pedine sulla scacchiera, spesso guidiamo la mano degli altri, accompagnando le persone e le aziende alla mossa giusta, ma siamo un’ombra, una mano invisibile, un attore non protagonista. Sviluppiamo incarichi di project management o piani di web marketing ma sempre unendo i puntini, raramente scendendo in campo sull’operatività, siamo insomma figli della strategia
Interpretiamo, o ci obbligano a farlo
Mi chiedo spesso perché ci chiamano per palesare l’ovvio, snocciolare il banale. Buona parte dei report che scriviamo non rappresentano valore aggiunto consulenziale ma stato dell’arte di una realtà, fotografie non video. Dovremmo raccontare il futuro ma dobbiamo fotografare il passato, spesso ripetutamente. Siamo ridondanti. Mi sono però convinto nel tempo che dobbiamo esserlo proprio perché siamo chiamati a prendere per mano i clienti, portarli nel tempo ad una “mentalità innovativa”
Vendiamo certezze, o pensiamo di poterlo fare
La cosa che più mi spaventa del mio lavoro è il rischio di dimenticare il contesto. Spesso ci riveliamo “social media centrici” (nel mio caso) e diamo centralità alla nostra competenza dimenticandoci di contestualizzare. L’analisi è tutto! I social sono tutto! L’adv è tutto! Ci dimentichiamo che il web è parte del marketing, che è parte della strategia. Sediamo su un cavallo che va a 100 all’ora ma la tartaruga dell’advertising classico è ancora molto lontana in termini di budget. Arriveremo.
Ascoltiamo, o proviamo a farlo
L’ascolto è la parte più complessa ed importante della nostra attività, siamo in bilico tra le pretese dei clienti e le difficoltà tecniche, di tempo, di budget. Spesso forziamo entrambe le parti, e forse questo è proprio il nostro mestiere, siamo dei diplomatici della tastiera.
Procastiniamo, o speriamo di poterlo fare
Ci muoviamo tra gantt e timeline ma siamo i primi a sgarrare di fronte a un post di qualità da leggere o ad una discussione da popolare, quotiamo le ore nei progetti ma non contiamo le nostre, ci appassioniamo ai temi di nostro interesse ben al di la di quanto richiesto dal nostro “lavoro”
Ci lamentiamo, ma abbiamo il diritto di farlo?
Tra partita iva, call infinite e clienti assillanti ci lamentiamo spesso del nostro lavoro, più brontolando che credendo realmente alle nostre stesse parole. Amiamo il nostro lavoro ma forse fatichiamo a comprendere che non si può accettarne solo la metà più divertente
Ci osserviamo, e non possiamo non farlo
Parlo spesso di autoreferenzialità nel nostro mestiere dove sembra però che la torta sia grande abbastanza per tutti, nonostante questo “ci teniamo d’occhio”, twitter e facebook sono si strumenti di networking ma sono anche, diciamocelo, modi per “tastare il polso” al mercato e ai colleghi, ed è probabilmente giusto cosi
Abbiamo fame, di quella fame..
Non siamo avidi. Né tirchi. Siamo però spesso schiavi delle opportunità. Viviamo giorni frenetici perché fatichiamo a dire di no, intravediamo in ogni progetto un’idea, un futuro, l’idea, il futuro. Fatichiamo a tirarci indietro perché ogni cosa potrebbe essere “quella su cui scommettere”. E l’esperienza non sempre ci guida. E non lo facciamo solo per soldi.
Chi ci crediamo di essere, ma lo siamo?
Il consulente si sente importante, guida le persone e muove le cose. E’ giusto che ognuno di noi ricordi che il marketing non salva le vite quindi probabilmente le nostre 14 ore al giorno (ma a volte 6) non sono in realtà le stesse di un medico. Ogni giorno proviamo a reinventarci e in parte sputiamo nel piatto dove altri hanno mangiato perché avremmo voluto mangiarci noi, chiedendoci come un marketing più etico possa cambiare il mondo, o almeno non distruggerlo.
Siamo ambiziosi, frenetici, fastidiosi, ma anche innovatori, lungimiranti e simpatici (quasi tutti). Non so dove questo mestiere ci porterà, magari questo ci aiuterà, via Massimo Cavazzini che rilancia Fast Company.
che ne dite?