Nella vita ci sono persone che decidono di fare, altre che decidono di provare ad aiutare a fare meglio. La famigerata consulenza da sempre sconta un problema: si fatica a farne percepire il valore. Di recente ho visto diverse cose interessanti passare nel fiume cui siedo accanto, non tanto in attesa del cadavere del nemico, piuttosto in piena valutazione delle case sempre diverse e stimolanti che il mercato ci propone. Non voglio trattare il ruolo del consulente ne la bravura di questo o quello, mi interessa però capire se quelle PMI che a mio avviso meritano il palcoscenico dell’imprenditorialità italiana si meritano un approccio che ha un minimo di basi pensate, in particolare 3 punti (che corrispondono ad altrettanti casi reali, forse con più di un caso per punto) mi fanno riflettere:
- fiducia: il primo errore è quello di trattare il consulente come un mero esecutore, in questo caso il famigerato “ragazzo smanettone” potrà soddisfare le stesse esigenze con un grande risparmio di risorse e tempo, e qualche mal di testa in meno da ambo le parti. Se non si riconosce il valore di una persona che ne ha viste tante in un mondo che ne ha mostrate poche, il gioco non regge
- ascolto: questo è forse il punto più importante. Mi capita sempre più spesso di telefonare alle persone e sentirmi dire “ah, volevo dirti..”, c’è solo un problema: ho chiamato io per dirti una cosa. La gente ascolta sempre meno, e non contempla neppure l’idea che le proprie convinzioni possano essere sbagliate, o almeno giuste solo in parte
- confronto: anche il confronto latita, abbiamo dei punti di partenza (tipicamente il budget e una data) e dei punti di arrivo (la consegna nei tempi, metriche non realistiche etc..), nessuno è interessato alle dinamiche che la fuori si svolgono, tanto meno il cliente (questo è il top nei casi di subfornitura o lavori in collaborazione)
Non ho nessuna intenzione di lamentarmi, mi piacerebbe però che questo articolo fosse una via di mezzo tra un monito e un manifesto del nostro lavoro, il premium price pagato non viene “scaricato a terra” se non ci si fida di chi sa fare (ripeto senza arroganza, in generale) e senza un sano realismo si rischia solo di far agonizzare matrimoni di fatto che non hanno mai visto la scintilla dell’amore. Operativamente da domani richieste come “voglio vendere in 2 mesi” o “il lavoro va finito in 4 giorni” o “servono altri 2.000 fan” non saranno più “sconsigliate”, ma definitivamente “rifiutate”. Il valore di lavorare sereni è inestimabile.
Fiducia, ascolto e confronto sono invece, probabilmente, gli ingredienti migliori per un progetto di qualità