Nei giorni folli che hanno accompagnato il forzato lockdown l’Italia si è scoperta popolo di allenatori senza panchina, ripiegando su almeno 3 competenze apprese alla velocità della luce all’università di Google: virologia, politica internazionale e panificazione.
L’ultima arte chi scrive l’ha appresa all’università di Instagram, con pessimi risultati ma un grande vantaggio: aver cominciato 2 anni prima. E da li ho scoperto la potenza delle Customer Journey, analizziamone due per la stessa user personas Giorgio che vuole fare il pane:
- Navigazione per hashtag da Instagram e scoperta di Mondo Pane un ragazzo che l’ha capita e vende la sua guida su GumRoad, ehi tu che lavori nel marketing lo sai cosa è GumRoad?
- Stessa navigazione per hashtag e scoperta di Roberta Pezzella, ed è lei a farmi conoscere la Scuola di Cucina Tessieri da cui valuto di comprare un corso, ma anche il Molino Merano a cui scrivo, finendo per spendere 70 euro per la spedizione gratuita su PurSuedTirol che vende le loro farine
Potrei continuare raccontandovi come Panificatori come lei ma anche come l’amico Salvatore Vullo si trovino al Sigep (la fiera di riferimento del settore) per parlare agli stand di grandi realtà del B2B come Esmach con cui noi di Marketing Arena abbiamo lavorato a lungo (lanciando non meno di 6/8 anni fa il blog Passione Pane, che bei tempi!), ma anche come il B2B innovi pesantemente, chi non la vorrebbe una Miss Baker di Bernardi Impastatrici?
I brand, dicevamo, quelli che Alessandro Mininno ha ben spiegato in questo post e Paolo Iabichino ha raccontato in Carosello is back.
I brand come Molino Rachello che hanno capito che è necessario innovare nei bundle o Petra che crea “il coupon della farina” o ancora Rossetto che innova il suo pack.
Sono tutti temi che con il master in Cultura Del Cibo e del Vino di Ca’ Foscari stiamo indagando forte, e sono temi che ritrovano dei pattern ricorsivi in altri mondi, penso al gelato che grazie al caso Artigeniale abbiamo esplorato tantissimo. Quali sono questi pattern ricorsivi?
- Delle tendenze di consumo che vanno mutando fortemente: siamo tutti più bio e “nessuno compra più il pane”, ma attenzione: la farina continuerà ad essere un bene super consumato (rinuncerete alla pizza?)
- La presenza di influencer tecnici come quelli sopra citati ma anche emozionali come @checornicione che non ho ancora capito cosa venda (credo progetti legati al self help) che saltano dal personal branding alla presenza alle fiere
- Mercati sempre più complessi, che passano dai corsi alla consulenza
- E sua maestà il B2B che c’è e ci sarà. Un amico mi ha fatto conoscere una startup B2B davvero curiosa, studiatevela. È la direzione che realtà come Rivamar stanno prendendo di gran lena, meglio tenerci sopra la testa
Mark Zuckerberg si è rivelato profetico quando ha scritto “the future il private”, community come BBQ4all sono ormai veri imperi, ed il mondo della carne (che fa sangue) è in fibrillazione. Ma lo è anche quello del beverage, penso al fenomeno Davide Laceranza o La ragazza che beve.
Potrei continuare, ma è una frase di Gianluca Fonsato, incontrato stamattina, che mi ha fatto pensare. Mi ha detto “il pane lo vuoi per Instagram o per la tua salute”?. Eh già, sono due cose diverse. Più alveolato potrebbe significare meno integrale. Ma ad Instagram piacerà. Più integrale significa meno alveolato (quasi sempre), e quindi meno “pop” per Instagram.
Il marketing vive oggi due filosofie contrastanti: una più spinta, meno orientata ai valori di marca, meno di lungo periodo. Però fattura. Una seconda più “slow”, più kotleriana, più 4P. Meno cilindri e più pietra nella macinazione. Le aziende faticano a vedere questo film, i consulenti insomma.
La sensazione è che sia tempo di tornare ad una scienza più studiata, ragionata, competente e onesta. Il pane può insegnarci un sacco di cose.