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Il costumer service in tempo di saldi

Vi prego di perdonarmi se rubo lo spazio di quest’oggi per sfogarmi: non tratterò interessanti tematiche di web marketing, non dirò la mia su temi 2.0, non vi parlerò di strategie di trade. Vorrei solo essere confortato, supportato, alla ricerca di rimediare ad un problema che ho generato, ad una relazione che ho forse interrotto, ad un’amore che ho intaccato.

Il tutto per la mia malsana idea di fermarmi in un outlet a fine giornata. E non una giornata qualsiasi, la prima di saldi. Dopo che per 12 ore di fila si sono susseguiti all’interno dello store personaggi di tutti i tipi: da sedicenti modelle russe con a fianco tamarri da 2 metri pronti solo a ripetere n volte le parole “american express”, a ragazzini in preda a crisi isteriche se i genitori non avessero assecondato i loro desideri più estremi.

Camicie, magliette, maglioni mischiati sopra un tavolo in un’unica palla gigante che neanche tornato dal liceo buttavo così la roba, pantaloni per terra, gente che ci camminava sopra senza che ormai nessuno proferisse verbo, addetti vendita che disperati non aspettavano altro che arrivasse l’orario di chiusura stando dietro al bancone (battendo comunque ancora un bel po’ di scontrini).

Eh beh? Dov’è il problema direte voi?
Il problema è molto semplice, forse banale: lo store in cui sono entrato, in compagnia della mia ragazza, è lo store del suo lovemark, del suo marchio preferito, di quello di cui riceve in anteprima il catalogo con la collezione nuova, di quello di cui non si perde neanche una newsletter e ha salvato nella sim tutti gli sms dal primo all’ultimo, al cui negozio si va in religioso pellegrinaggio almeno una volta al mese per vedere le novità, i nuovi colori, e perché no, alla ricerca di qualche occasione che renda l’acquisto ancora più bello, più gustoso.

Ho provato a spiegarle che sarà stato un caso, che magari mancava qualcuno all’interno che desse una mano, che sarà stata la sfortuna di capitare nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ma lei si sente tradita. Non solo non ha trovato l’occasione che cercava, ma è rimasta delusa. Dall’ambiente, dal prodotto, dal servizio. I prezzi non li ha neanche guardati.

Che fare ora? Provare a recuperare? Sarebbe giusto che il negozio sapesse che ha perso un cliente?
Vi dirò che l’unico che sorride al momento è il mio portafoglio, ma la questione rimane aperta. Anche io sono tra quelli che pensano che un cliente deluso e arrabbiato è di sicuro peggio di un non cliente. Se poi quel cliente è la mia ragazza lasciate proprio stare… 😛

 
 
AUTORE

Giovanni Miante

Laureato in Economia Aziendale, appassionato di lunga data di tematiche sales & marketing, in tutte le loro declinazioni. Si diletta tra numeri e creatività, ma sempre accompagnato da un buon bicchiere di vino.
 
 

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