Non so se sia ancora di moda o attuale, ma anni fa per andare a ballare nei posti giusti era richiesto un dress code molto rigido. Provavo una tensione assurda nell’attesa di entrare. Essere guardato male da un buttafuori, la paura che gli amici entrino e di restare bloccato fuori.
Momenti d’adolescenza, paranoie senza senso. Certo. Ma questa logica la ritrovo pari pari nel momento in cui vado a pensare al contenuto da inserire in un pezzo che parla di Digital-PR.
Quello che domina, e lo dico ormai con una certa esperienza, è proprio la logica da inclusione/esclusione, tipica di quei posti giusti di inizio post. Una volta che si entra, però, tutto è più semplice e ci si sente quasi a casa.
Ma la difficoltà nel fare Digital-PR non sta solo nel riuscire ad entrarci. Forse, l’impresa più ardua è capire quale sia il posto giusto: non solo il più adatto a noi, ma il più idoneo e “cool” per la comunità, quello dove si trovano i pezzi grossi, il mare dove sguazzano i pesci più grandi.
Come avete ormai capito per posti giusti intendo reti sociali, spazi e network, con una propria comunità attiva sviluppata e dinamica. Il buttafuori di questa comunità è la comunità stessa, rappresentata dai suoi influencers.
Si parla molto delle digital-PR associate ad un’attività di guest posting, o quando si vuole organizzare un blog tour. O ancora quando si organizzano strategie di trydvertising per avere viralizzazione e generare traffico sul web, prima, e sui social, poi. E questo non è sbagliato. Però dobbiamo entrare nell’ordine delle idee che questo non può (e non deve) bastare.
Ormai pianificare un’attività di Digital-PR deve essere parte dello sviluppo di una strategia di web marketing. Banalmente, non si può fare SEO senza questa. Non si possono fare bene i social senza. Non si può fare comunicazione.
E non sto esagerando: stiamo fortunatamente iniziando a capire che noi non siamo il centro di un bel niente. Anzi. Siamo come il ragazzo brufoloso sperso nel vasto spazio della discoteca (web). E per di più siamo anche in una posizione periferica di essa, non al centro ma nell’angolino buio, vicino alla toilette.
E se non ci muoviamo siamo destinati a scivolare ancora più nei bassifondi, direttamente nel bagno. Nel centro della pista invece si consuma la festa: grandi masse di persone aggregate per temi federatori che conversano, capitanate dai brands e dagli influencers, che da sempre si guardano con occhio torbo, ma spesso ammiccante.
Una volta capito che quella festa in centro pista va avanti anche senza di noi si è fatto un passo avanti nelle Digital-PR.
Dunque, vogliamo entrarci in quei locali giusti? Vogliamo Prender parte alle conversazioni a centro pista? Bene, cerchiamo di capire come.
1. Come scegliere il locale giusto?
Beh, ci sono molti modi e molti strumenti per farlo. La google blog search, per esempio. Le comunità di G+, i siti di classificazione dei blog, alcuni tools (suggerisco Followerwonk di moz o Social Bro, ma ce ne sono molti altri)… Il modo più giusto è sempre e comunque la ricerca manuale e l’esperienza. Niente conta come scandagliare qualitativamente la rete, investendo tempo in un’attività di ricerca pedissequa.
In più si deve tener conto dei valori degli spazi che si intercettano. Numeri di visite, qualità della community, pagerank, anzianità, DA…
2. Come vestirsi per non esser buttati fuori e scartati nella selezione all’ingresso?
Sicuramente non si può voler entrare senza conoscere l’argomento. Sembra banale, ma non lo è affatto.
Certamente la raccomandazione è ben accetta. Ma non parlo di quel sistema infimo e bieco di calcio in culo immeritato. Parlo di suggermenti, di “persone che conoscono persone”, degli “ho sentito parlare di te”… Questo nella rete non è “il male”, anzi, è segno di una certa attività e stima. Più si mettono le mani in pasta, più ci si sbatte e più si conosce gente, luoghi, reti. Semplice. Contatti, numeri, nomi si raccolgono sporcandosi le mani. E se nel tempo si è fatto un buon lavoro, sicuramente il buttafuori all’ingresso ti permetterà di entrare.
3. Come inserirsi a centro pista e come parlare con i capi dei gruppetti sotto al DJ?
Seve tatto. Molte persone “che contano” vanno raggiunte con metodo e con accortezza. Provate a studiarli per qualche tempo sui social ad esempio. Capirete molto di loro. E quando si presenta l’occasione giusta buttatevi. Ma con un rapporto 1to1, non spammandoli. Se l’approccio sarà cortese, deciso, competente, personalizzato, questi non vi diranno mai di no: è il loro lavoro e vivono per questo. Bene, una volta agganciato il gruppetto giusto e i rispettivi capi (community e influencers) il gioco passa dalle vostre mani. Adesso vi ascoltano: avete qualcosa da dire? A centro pista si parla di un argomento. Non l’avete studiato bene? Ecco di nuovo il buttafuori che vi accompagna alla porta di uscita…
Detto questo, se pensate che sia più facile costruirsi la propria discoteca, con i propri Dj, le proprie regole, i propri buttafuori beh, o siete Nike (per dire un nome qualsiasi), o avete sbagliato tutto: il sabato sera meglio pizza e film.