La fine dell’anno mi offre l’opportunità di lasciarmi alle spalle paure e preoccupazioni relative a uno dei miei grossi problemi della scrittura online: come risolvere l’incipit di un post.
Niente di più semplice, in circostanze come queste: tanti auguri di buone feste a tutti. Ai lettori di Marketing Arena, ai colleghi ed ai professionisti del settore. Che sia un 2016 ricco di opportunità e, soprattutto, felice.
L’anno che volge al termine è anche l’occasione per fare un bilancio di quello che è stato, con uno sguardo attento alle dinamiche relative al mondo dei social media. Non voglio lanciarmi in un post mistico e chiaroveggente sui trend del 2016. Menti più illuminate della mia se ne stanno già occupando e nei prossimi giorni spopoleranno previsioni e ipotesi per il futuro prossimo.
Volevo concentrarmi invece sull’attuale, sul mio contesto quotidiano, per condividere con voi alcune riflessioni in merito a criticità e alla possibilità di ottimizzare l’uso e le dinamiche di strumenti che finalmente hanno assunto il ruolo che meritano: da bistrattate leve di comunicazione “marginali”, giochi inutili e senza profitto, i social hanno definitivamente conquistato anche i più scettici e, dalle PMI ai grandi brand, tutti stanno muovendo budget per massimizzare i profitti tramite questi canali.
Un grande potere, dal quale, senza voler scomodare uomini o ragni, derivano grandi responsabilità. Responsabilità che viviamo la sventura/privilegio di vivere sulla nostra pelle. È dunque mia intenzione portare avanti un ragionamento su 10 criticità, che ho individuato confrontandomi ogni giorno con questo mondo. Buona lettura. Aspetto vostre integrazioni, commenti e opinioni.
- L’aspetto legislativo
Che si parli di un Web Contest o di GiveAway, di privacy, di diritto d’autore, di diffamazione (etc.) le cose non cambiano. Non c’è chiarezza legislativa e la rete (ed i social in particolar modo) vivono un vuoto normativo significativo, con un Legislatore che rincorre, a ritmo di un lento, un mondo digitale che balla la samba e cambia più veloce del vento (beccatevi sta rima). La conseguenza è la costante mancanza di regole e, a ruota, il doversi destreggiare costantemente in terreni paludosi, in un limbo di incertezza. I profitti, spesso, sono generati dal saper cogliere le opportunità. Opportunità che poggiano sempre su fondamenta costruite sulla melma della mancanza di norme. Diamoci una svegliata, Italia.
- Una questione curriculare
Leggevo in questi giorni che si sta diffondendo l’abitudine a richiedere ai candidati di mostrare i propri profili social, in sede di colloquio. Siamo ben oltre il dire “la tua reputazione online ti aiuta a trovare lavoro”. Ero sempre all’università quando il mio docente di Comunicazione ci diceva “occhio a cosa postate oppure filtri della privacy al massimo”. Siamo al punto che questo non basta più, e ancora non lo abbiamo compreso. Datemi retta (e sono il primo a non farlo mai): quando postate pensate sempre al vostro profilo, chiedetevi “darei lavoro ad una persona che posta queste cose” e, soprattutto, il sabato sera uscite senza connessione dati allo smartphone.
- Fare customer care con strumenti che non hanno custumer care
Uno dei grossi potenziali ancora marginalmente sfruttati con i social media: fare customer care. Mi viene da ridere pensando che i primi a non farla sono proprio i social media. Ad esempio, vi è mai capitato di subire un torto da Facebook (come un problema sull’account, su una pagina, un blocco di un contenuto etc.)? Auguri. E figli maschi (questa era per Zuckerberg).
- Il potenziamento del targeting
Chi investe vuole farlo massimizzando il rapporto tra i costi ed i benefici. Altrimenti non investe. I social, per quanto offrano profili di targettizzazione buoni, devono ancora migliorare. Ho sperimentato campagne sui principali: Facebook (e Instagram), Twitter, LinkedIn, Pinterest, YouTube. Ogni volta non resto mai pienamente soddisfatto. Manca qualcosa. Fate fruttare questi big data e questa privacy che ormai ci avete sottratto!
- Contenuti e strategia, non ci siamo
Content is the king. Stufi eh di sentirlo? Sì, però resta una verità. Troppo poco investimento sulla qualità. E sì che le recenti trasformazioni degli algoritmi dei social e della rete in genere (inclusa l’insostenibile competitività dei mercati digitali) credevo avessero fatto finalmente scattare la molla. Offrire un valore aggiunto di comunicazione e domandarsi “io interagirei con questo contenuto”? Spesso la risposta che vi darete è “no, anzi, leverei il like alla pagina”.
- Un monitoraggio ed un’analitica da potenziare
Medesima questione del targeting. Tralasciando il fatto che certe volte i dati analitici sono, più che scienza, elementi mistici e ingiustificabili, siamo ancora lontani dal poter monitorare con certezza la qualità dell’investimento sui social media in termini di tempo dedicato e risorse. E non mi riferisco al capire quanto i social incidono sulle vendite con una formula matematica, ma parlo anche di obiettivi e KPI costruiti all’interno degli strumenti digitali. Sono convinto che migliorare ulteriormente questo aspetto stimolerà ancora gli investimenti in un terreno, quello del web, che comunque registra tassi di crescita (relativamente a questo aspetto) significativi.
- Social e comunicazione: materia di studio obbligatoria
Discutevo al baretto sotto casa con un signore, parlando dei recenti accadimenti relativi a banche e microcredito. Sostenevo che una gestione base dei risparmi domestici dovrebbe essere materia di studio per tutti. Senza voler mischiare i famosi fischi con gli altrettanto rinomati fiaschi e senza voler paragonare il cattivissimo diavolo con l’angelica acqua santa, penso lo stesso dei social media. Cavolo ma la gente ci fa politica sui social, le persone si informano, i cittadini cambiano opinione e comportamenti, le azioni offline e le reti sociali dipendono anche dalle letture social. Possibile che ancora circolino bufale clamorose da siti assurdi? Possibile che non si faccia critica e non si muova un ragionamento su ciò che si legge? Possibile che alcuni non conoscano le dinamiche base della rete? Come per la macchina, prima di guidare un social e accedere alla rete (più in generale) serve la patente.
- Facciamo gruppo!
L’unica previsione che faccio per il 2016 è questa. Aprite un gruppo su Facebook. Facile, direte voi, ho scoperto l’acqua calda. Forse sì, anche perché sono anni che esistono case history di successo. Ma ancora questi strumenti non sono sfruttati appieno. Al centro dei social ci sono i temi federatori, le passioni, gli argomenti. Non la vostra Azienda. Parlate di questi, diventate autorevoli, investite sui contenuti e su spunti di dialogo. E miracolosamente il vostro pubblico crescerà in modo esponenziale.
- Mercati ed esigenze internazionali.
Torno sui miei passi e sulla mia letterina “Caro Babbo Social per Natale vorrei”. Vorrei che si aprissero le porte ai mercati internazionali e al fatto che oggi anche le PMI hanno esigenze che fuoriescono dai confini italici. Sbagliato concedere strumenti ai più ricchi e limitare i più poveri.
Un esempio? Non solo Disney ha bisogno di una Global Page.
- Real time marketing?
La risposta è sicuramente, indiscutibilmente, clamorosamente sì. Sì, “famolo. E famolo strano”. È l’essenza del social media marketing. Ma attenzione: programmare da 1 mese un post scialbo su Star Wars non è Real Time marketing. E anche volendo stare sul pezzo: non parlo delle iniziative tattiche pompate da ADV sul trend del momento. No. Vorrei, caro Babbo Social, che Real Time marketing fosse fatto sui consumatori. Sugli utenti. Per dare un servizio, mostrarsi attenti, venire incontro alle esigenze. Questo è il vero salto di qualità. Ma richiede tempo, investimenti, strumenti, budget. Elementi non impossibili da domandare ad un brand e certamente più ottenibili risolvendo le altre 9 problematiche.