Un recentissimo articolo di Mashable punta a fare chiarezza sul news feed di Facebook, ed a parere di chi scrive ci riesce. L’area notizie di Facebook è un grande catalizzatore di informazioni, potenzialmente più di 1.500 ogni giorno per l’utente medio. Non tutte però vengono visualizzate, infatti solo il 20% di queste compare tra le notizie che ogni utente visualizza (e con le quali ha la possibilità di interagire, il famoso engagement). Ma come si determina questo 20%?
La “googlizzazione” di Facebook è un processo ormai noto, se prima i contenuti del news feed venivano determinati manualmente sulla base delle interazioni degli utenti, oggi è un algoritmo a determinare ciò che ci viene mostrato ogni giorno. Il paragone più azzeccato, per comprendere il funzionamento di questo algoritmo, è quello del giornale personalizzato. Ad ogni storia o articolo viene assegnato un punteggio, e le storie con il punteggio più elevato vengono mostrate al top del news feed. Quali fattori determinano il punteggio? Più di uno, tra questi:
- la relazione tra il lettore e l’utente che ha postato la storia
- il numero di commenti, condivisioni e like che la storia ha accumulato
Se prima erano i nuovi contenuti ordinati in ordine cronologico a salire al top del news feed, oggi anche storie più vecchie possono essere proposte in alto, a patto che l’utente non le abbia visualizzate (per la verità “scrollate”) in precedenza. Secondo Facebook questa modifica ha avuto molto successo, si è infatti registrato un +13% di contenuti letti e un +5% di interazioni (like, share, contenuti).
La modifica, per ora disponibile solo per la versione web ma a breve in arrivo anche per la navigazione mobile, va ad integrare una ulteriore novità: gli ultimi 50 utenti con cui abbiamo interagito avranno un peso importante nel determinare le notizie del news feed. E proprio come i più esperti del rapporto tra SEO e SEM per Google ricorderanno, anche in questo caso per Facebook non vi è “comunicazione” tra le storie e le pubblicità o ads, questo secondo mondo proprio come avveniva per Google con il suo quality score, segue una gestione totalmente autonoma che non viene inficiata dai nuovi cambiamenti.