Mi rendo conto che mettere a confronto una tecnologia abilitante e un paradigma imprenditoriale è quantomeno azzardato, però potrebbe non esserlo del tutto. Abbiamo recentemente parlato di futuro artigiano ed altre voci si rincorrono nel panorama della comunicazione, tra queste una dell’amico Gianluca “Giorgio, il futuro è delle agenzie di 5 persone, non di 30“. Piccole e medie imprese, network super esperti, nicchie. Il tema del futuro potrebbe chiamarsi imprenditorialità.
Propongo tre riflessioni:
- Un’analisi costi-benefici del mondo del lavoro porta oggi alla ribalta le attività in proprio. Disponibilità di finanziamenti per le buone idee, bassi costi di entrata grazie alle tecnologie e stagnazione del mercato del lavoro “vecchio stampo”, chiamano a raccolta le figure più promettenti e intraprendenti e le spingono a cambiare strada, costruendo la propria
- La long tail delle imprese è sempre più vincente. Ognuno di noi sviluppa “un pezzo” di una realtà più complessa ma quel pezzo di conoscenza accredita la fonte e al tempo stesso il nostro sforzo. Pensiamo ad un’applicazione sviluppata con le API di foursquare: un vantaggio per noi (che non dobbiamo sviluppare da zero una piattaforma di geolocalizzazione), un vantaggio per foursquare che vede sempre più ampio il proprio bacino di utilizzatori
- Molte imprese oggi puntano sui servizi, un esempio? Senza dubbio il futuro di Rivamar e di tante altre imprese è legato alla qualità del prodotto proposto, ma oggi questo non basta più. L’iniziativa IdeaCuochi ci ha fatto capire che oggi le imprese sono quello che comunicano e che il valore aggiunto (premium price) che si richiede al mercato è da ricercarsi anche in una serie di competenze trasversali altamente knowledge based, non posso avere la presunzione di dire che oggi Rivamar è apprezzata per l’approccio innovativo più che per il prodotto ma senza dubbio alcuni accorgimenti (lavoro sui QR code, attenzione al web) portano una “migrazione” in termini di valore della brand reputation, che è poi l’obiettivo del progetto
Noto un certo fermento nel supporto alle iniziative imprenditoriali, paradossalmente oggi in certe condizioni è più facile fare impresa che trovare un lavoro che premi le nostre competenze. Alcuni trend sembrano darci ragione, tra questi un’attenzione sempre più forte alla dimensione locale, oggi supportata anche dalle tecnologie. C’è un rischio bolla ma a mio avviso il futuro sarà delle piccole imprese che sapranno reinventarsi o dei giovani che sapranno divenire piccoli imprenditori. La posta in gioco è alta, ma l’Italia più di altri può vincere la sfida.