HomeBlogSocial Media MarketingDati parlanti e dati parlati: Google+ e i suoi 10 milioni di utenti

Dati parlanti e dati parlati: Google+ e i suoi 10 milioni di utenti

Sta girando su internet un’immagine di sicuro impatto che però non rende giustizia all’oggettività dei numeri. Ogni volta che mostro a lezione il video Social Media Revolution timidamente si alza una mano e la voce che segue di solito dice “si ma, questi sono dati americani..”. Hanno ragione, nel senso che quando si parla di media sociali i dati non vengono analizzati, solitamente vengono distorti, in modo molto politically correct.. Guardate qui:

A prima vista questo grafico sembra “costruito” per raccontare l’ascesa dirompente del nuovo re dei social network, offenderei però l’intelligenza di chi legge se mi soffermassi troppo a lungo su due considerazioni, che comunque riporto:

  • Indurre una persona a creare un account (Facebook) è ben diverso da invitare qualcuno a provare una cosa (Google+), comprare una macchina è diverso da montare un navigatore su una macchina che già abbiamo no? La dimensione di sforzo necessario per abilitarsi ad una nuova funzionalità viene brutalmente ignorata. A livello quantitativo quindi l’interpretazione del dato mi lascia qualche dubbio.
  • Volendo sviluppare un’analisi qualitativa le cose non vanno meglio. Un articolo di Business Insider dal titolo “Google+ May Have 10 Million Users, But They’re Not Visiting Very Often” cita delle statistiche Experian Hitwise che ridimensionano in realtà a 1.8 milioni i visitatori reali di Google+ (USA) nell’ultima settimana, un dato importante ma non allineato alle dichiarazioni di Big G. Consideriamo anche che il 56% del traffico di Google+ arriva da altri siti Google confermando che l’unico vero punto di minaccia è rappresentato dal bottoncino rosso delle notifiche, che a dirla tutta una grande innovazione non è…
  • Molto probabile che Google sia a caccia di altri tasselli per la sua logica di ecosistema che ben ci ricorda Gianluigi in questo articolo..

Recentemente ho fatto un viaggio nel Nord Europa, una delle cose che mi ha colpito è la presenza in molti cartelloni pubblicitari di riferimenti del tipo facebook.com/nomeprofumo o facebook.com/nomeazienda che vanno a sostituire e non ad integrare l’indirizzo del sito aziendale. La profondità raggiunta da questo social network mi lascia perplesso di fronte alle possibilità che Google+ ha di far presa sulle aziende. Ammesso e non concesso che Google+ sia una lepre, Facebook è una lepre che corre alla stessa velocità ma che è quasi pronta a doppiare il nuovo entrato, che non gode nemmeno dell’energia dei più giovani. La bella analisi di Davide Licordari sulle brand page Google+ non fa che confermare questa innovazione come un clone o follower di Facebook, inserito in un contesto in cui Google non poteva farne a meno, ma gli utenti avrebbero potuto sopravvivere benissimo. All’università ci hanno insegnato la differenza tra innovazione radicale e innovazione incrementale, per indurre le persone a migrare da un progetto oggi mainstream ad uno nuovo andando oltre il “fuoco di paglia” del primo periodo di curiosità (chi non ha provato Google Buzz?) servono driver radicali (la semplicità nel caso Facebook / MySpace, la disponibilità di spazio illimitato nel caso Gmail / Hotmail), chiediamoci: dove sta l’innovazione radicale nel caso Google+ / Facebook? Abbiamo davvero tempo di inserire nella gestione per le nostre aziende un ulteriore social di supporto o lo stesso entrerà nelle offerte delle agenzie più in auge solo per inserire nuove voci di costo? Ci serve Google+?

Al momento tra Facebook, Linkedin, Twitter, Youtube, Instagram, Ditto, Foursquare e more.. io mi sento socialmente appagato, non so voi..

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

Vuoi scrivere per noi?

Contattaci per proporre un articolo o segnalarci un contenuto interessante.