Riflettevo qualche giorno fa su come i Social per alcune persone sono ancora sinonimo di “cazzeggio” e su come siano paragonati a wasting-time (tempo sprecato). Soprattutto tra chi osserva da fuori il fenomeno di intrattenimento digitale e da chi non conosce ancora il mezzo.
Come scrissi un po’ di tempo fa, sempre su MarketingArena, i Social possono funzionare benissimo a favore dell’arte e della bellezza. Ma bisogna imparare a disimparare i “classici” modi di comunicare cultura, e abbandonarsi a codici nuovi, messaggi diversi e magari provare a divertirsi.
Allora ho pensato di raccogliere qualche esempio. Ci sono pagine come “Un quadro al giorno” che con una content curation estremamente semplice e abbastanza rarefatta raggiungono i 10.991 likers, artisti che adoro e che ho studiato raccontarsi su Pinterest (personalmente) con disinvoltura come fa Pier Paolo Calzolari.
Ma ecco due casi “social-mente” molto interessanti.
Finestre sull’Arte, Il pod-Cast della Storia dell’Arte
40mila visite al sito mensili, è il blog di Storia dell’Arte più seguito in Italia. Lo strumento Pod-Cast lo rende particolarmente appetibile e fruibile, e i contenuti sono di ottima qualità.
Qualche numero?
- 221.489 Likers su Facebook
- 7.739 Follower su Twitter
Un media kit da urlo e la partecipazione a blog tour di rilievo. Un esempio? #pabloalmercato, il blog tour organizzato a Firenze da Palazzo Strozzi e Mercato Centrale Firenze nel 2014 per presentare in anteprima la mostra Picasso e la modernità spagnola e per far conoscere al pubblico le prelibatezze della cucina del Mercato Centrale di Firenze.
Qui anche i puristi intravedono sicuramente il grande valore culturale di uno spaccato digitale che fa capo a due ragazzi nati negli anni 80, ricchi di entusiasmo e con tanta voglia di diffondere messaggi e contenuti legati ad un’Italia che ci piace e che sentiamo nostra. Lavorano con una serietà e una caparbietà uniche, e i loro canali trasudano una professionalità estrema e competente.
In bocca al lupo Federico e Ilaria!
Se i quadri potessero parlare
Bhe, ragazzi, qui voglio lanciare una provocazione.
Io provengo da un mondo accademico molto strutturato e la storia dell’Arte è un’area sacra che amo a dismisura e che venero.
Ma il progetto di Stefano Guerrera “Se i quadri potessero parlare” mi piace e mi fa sorridere.
Inoltre sono convinta che in pochi, nella massa più variegata di utenti, pur con la striscia satirica, si sarebbero mai imbattuti in “Ritratto di Joan Maria Torres – Salvador Dalì (1921)” o in “Lezione di anatomia – Rembrandt (1632).
Indico quindi come valore culturale l’anima “canzonatrice” del progetto di Stefano, che comunque riesce a disseminare i social di opere d’arte che stabiliscono un contatto visivo con l’utente, lo invoglia ad osservare e a capire il legame con il testo interpretato da Stefano Guerrera. Non sarà un mezzo di diffusione di cultura come lo intendono il 99% delle persone, ma conosco esperti d’arte che condividono e apprezzano, assaporando i contenuti col sorriso e divertendosi.
E da “digital content creator” quale io cerco di diventare ogni giorno, non posso non stupirmi davanti a questi numeri:
- 1.085.474 Likers su Facebook
- 100k di follower su Instagram
- 14.500 follower su Twitter
E davanti a questi risultati (la copertura di un post della timeline della pagina Facebook “Se i quadri potessero parlare”) mi viene da pensare che anche l’algoritmo di Facebook può essere “beffato” da un contenuto coinvolgente:
Che dire, io credo sempre che la differenza la faccia l’intentio, l’intenzione dell’utente. Se si vuole acculturare, lo può fare. Se si vuole divertire o svagare, lo può fare. Social e blog sono possibilità infinite per raggiungere ciò che cerchiamo, anche la cultura e l’arte.
Basta volerlo e abbandonarsi a nuove forme di comunicazione e di diffusione di informazioni.
A volte penso, ma quanto siamo fortunati? Esiste epoca con così tante info a portata di click?