Ho affrontato di recente e altrove il tema del “web 3.0” (parola che odio) ed in particolare del futuro legato alla semantica e al concetto di mash-up. In un bell’articolo, Cnet offre una panoramica di quelle che potrebbero essere le applicazione web del futuro, qualche nome:
Twine: sembra che il futuro sia legato indissolubilmente all’organizzazione e semplificazione dell’overload informativo che ci affligge, twine si propone come killer app per il bookmarking, taking notes e organizing informations.
Freebase: un’altro indirizzo per la world knowledge organization, interessante la possibilità di raffinare la ricerca per richieste successive (ma l’usabilità?)
Powerset: “natural language search”, idea non nuovissima, lasciamo che si presenti da solo “Powerset is a Silicon Valley company building a transformative consumer search engine based on natural language processing.
Our unique innovations in search are rooted in breakthrough technologies that take advantage of the structure and nuances of natural language. Using these advanced techniques, Powerset is building a large-scale search engine that breaks the confines of keyword search.”
Da segnalare anche hakia, adaptive blue, wikia e calais.
Cosa emerge da questo primo giro di tavolo?
– c’è ancora molto da fare: a mio avviso queste applicazioni esplicitano troppo l’obiettivo ma hanno ancora grossi problemi di usabilità, sono cantieri a cielo aperto con buone idee ma in fase di rodaggio
– manca la fantasia?: quasi tutti si concentrano sull’organizzazione delle informazioni e sul bookmarking, fattore che non dovrebbe essere cosi killer in una nuova era tecnologica, se tutti però ci lavorano su significa che questo è un passaggio obbligato per “arrivare ad altro”, magari il motore definitivo
Credo in conclusione che la strada da percorrere sia ancora molta, un pò di anticipazioni delle grafiche e dei siti del futuro non fanno di certo male, sembra però che l’eredità dirompente di google continui ad essere più che presente anche nelle architetture, un modo per non far vivere traumi all’utente o una cronica paura nel proporre la prossima innovazione radicale?