Il posizionamento dei siti web sui motori di ricerca è un tema che definirei ormai radicato e stabilizzato, riconosciuto come scienza è oggi apprezzato, pacchettizzato, venduto e intermediato con facilità, è insomma entrato di diritto nel panorama del marketing digitale. Tre segnali molto diversi mi fanno però riflettere:
- L’appeal del SEO va scemando, la scena viene rubata dai social media. Ottimo sul tema Seth Sternberg su Techcrunch: Search Wars? Just wait for the social wars
- Una bella discussione nata su Quora (grazie a un mio pessimo inglese) sembra chiudere le porte ai domini basati su keyword, e quindi all’ottimizzazione dell’ultima ora, che definirei “labile e di passaggio”
- Un incontro con un cliente che tratta consumabili di nicchia, e-commerce, mi ha fatto capire che senza incrociare dati come “target età” e “tipologia di business” è difficile e poco oggettivo dire che se il 70% dei click viene da SEO (e non da pay per click), cosi sarà per il 70% delle conversioni, il peso di adwords è ancora molto forte
Aggiungiamo un bel seminario cui abbiamo recentemente preso parte in cui Google ci ha raccontato che anche l’adv display su siti “malconci” genera in realtà un richiamo di brand off line al momento dell’acquisto non banale a misurarsi. O che l’attribuzione di una conversione a seguito di un “funnel” del tipo “vedo adv su google – entro sul sito – esco dal sito – vedo adv su yahoo! – entro sul sito – esco dal sito – vedo adv su facebook (o rilancio di un mio amcio) – entro sul sito – compro” non è banale..
Cosa portiamo a casa? Una situazione complessa in cui il SEO fine a se stesso cambia e cambierà moltissimo, Google è però conservatore e leve come la link popularity (che è spesso anche indotta da attività di digital PR) o l’ottimizzazione del codice sono e restano fondamentali. Ho però una provocazione per voi. Se:
- Il designer delle interazioni fa bene il suo lavoro
- L’esperto di usabilità fa bene il suo lavoro
- Il developer (o il CMS) fa bene il suo lavoro
- Il grafico fa bene il suo lavoro
- Il content manager fa bene il suo lavoro
- Il responsabile PR fa bene il suo lavoro
Serve ancora un SEO? Non è mia intenzione sminuire un mestiere in cui, vista dall’altra parte, il SEO fa un pò di tutte queste attività spesso tappando falle che altri hanno costruito. Credo però che andremo sempre più verso un mestiere di finissima consulenza piuttosto che mera operatività sui meta tag o sul codice, attività che diverranno “scontate” per lavorare su terreni concorrenziali.
Resta da capire quali saranno i driver delle decisioni di acquisto, dove abiteranno le conversioni e quanto google aprirà a mondi nuovi (social, video etc..), e soprattutto quanto di facciata e quanto nella realtà. In un mondo cosi complesso io credo sarà necessario tenersi stretti i SEO, chiamando però il loro lavoro con un altro nome.. che ne dite?