Solo 10 anni fa dire “marketing” significava dire “Kotler”, oggi le cose sono molto cambiate tanto che noi come altri discutiamo con gioia teorie sempre nuove e valutiamo ex post l’efficacia di quelle che, a torto o a ragione, avevamo individuato come teorie ultime e che scopriamo invece…quantomeno dubbie.
Minimarketing commenta l’articolo dell’Harvard Business Review che mette in discussione la teoria della coda lunga, e lo riassume cosi:
In sintesi l’autrice dell’articolo rileva, dopo un’analisi quantitativa e qualitativa dei download di brani digitali e dei noleggi dei DVD:
1. che la testa (cioè la somma delle vendite dei pochi prodotti più venduti – di massa) è grossa, viva e vegeta, e anzi tende a ingrossarsi
2. che la coda (cioè i prodotti di nicchia, venduti in poche unità) è sì lunga, ma è sottile-sottile-sottile
3. gli acquirenti della coda sono power-user della testa, che a volte si inoltrano nell’oscurità dei prodotti della coda, e che nella maggior parte delle volte non danno valutazioni qualitative maggiori di quelle della ‘testa’, tutt’altro.
4. i light-buyer comprano solo dalla ‘testa’ (cioè comprando poco, comprano testa)
Il dibattito è aperto e il contributo che io vorrei dare è solo legato ad un’idea che ho da tempo: credo sinceramente che più che la lunghezza della coda la cosa interessante sia la “vitalità” che essa ha. Ho una sempre maggiore diffidenza verso tutto ciò che è virale, mi piace molto di più il termine “vitale”. La vera evidenza da notare è secondo la possibilità per chi sta (e in passato sarebbe stato) nella parte lunga e sottile della coda di vivere un upgrade che lo porta al successo, probabilmente è proprio la mobilità lungo la coda quello che va rilevato. L’idea di avere un trampolino di lancio verso la testa florida e rigogliosa potrebbe essere un motore per quei soggetti che vogliono provarci ed oggi hanno il modo per arrivare. Solo cantanti e scrittori o anche aspiranti imprenditori?