Il mondo della ricerca è in imbarazzo, diciamo la verità. Facebook, Twitter e tutti gli altri mondi protetti da password sono sempre più impenetrabili per i motori che cercano di indicizzare l’indicizzabile ma hanno compreso, dalla social search in poi, che solo un patto con gli utenti potrà garantire la stessa qualità di reperimento di informazioni di due o tre anni fa. Il motivo è semplice, le informazioni non sono più liberamente disponibili ma si trovano dietro le anguste barriere dei social networks più cool.
Lo sanno tutti, ma 6 ingegneri e un founder provano a fare il botto partendo da quanto appena raccontato. Il loro bambino si chiama Greplin, ne parla oggi TechCrunch, che lo definisce l’altra metà della ricerca.
Greplin chiede all’utente di “sussurrargli” le proprie più intime credenziali, da facebook a twitter, da gmail a dropbox, e promette in cambio di rispondere alla domanda delle domande: dov’è?. Il servizio è stato lanciato a febbraio ed ha raccolto ad oggi un miliardo e mezzo di documenti, impressiona però il ritmo di indicizzazione, che è misura del tasso di crescita in questo particolare mondo. 30 milioni di nuovi documenti al giorno, una crescita pari al 25% di Twitter, con una sola differenza: ogni item indicizzato da Twitter è un messaggio di 140 caratteri, non un documento dropbox o una mail.
lancio 3 provocazioni:
- I nuovi “prodotti” del web, quelli che fanno e faranno i soldi, quelli su cui gli angels mettono il denaro, sono un affare per gli ingegneri con un tasso di 6 a 1 in fase di start up. I markettari arrivano a giochi fatti, vestono il bambino, ma sono i cervelli dei numeri a partorire il talentuoso (anche se sembra che il talento non conti poi tanto)
- Parlare di nuovo Google è probabilmente sbagliato, Google oggi è una “cosa” tipo Microsoft, IBM, Sun. Non è più un’azienda che deve crescere, non è dropbox. E’ un aggregatore di servizi che sa cercare bene sul web. Di certo il braccio armato fatto a barra di ricerca è fondamentale, e per questo è il più attaccato.
- Continua a lasciarmi perplesso il fatto che ben poche di queste attività che da subito fanno scala nascono in Italia. Forse sbaglio ma mi sembra che le start up d’oltre oceano abbiano la capacità di guardare da subito ad un mercato più ampio, noi invece regionalizziamo anche il 2.0, è una mia visione provinciale o c’è qualcosa di vero?
Lascio ai più interessati un video decisamente ben fatto: