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Mamma mia dammi 100 lire..

In questi giorni (e fino a giugno) 3 di noi tra cui il sottoscritto stanno prendendo parte ad un workshop organizzato dalla Venice International University in collaborazione con Nokia cui prendono parte studenti universitari da tutto il mondo (ho contato giapponesi, tedeschi, cechi, americani e olandesi). Siamo circa 20 e le lezioni apprese in poche giornate di confronto nei gruppi misti sono moltissime.

Il tema del lavoro è “creativity trough empathy” e nokia ci da la possibilità di lavorare con dei telefoni cellulari molto simili a fotocamere permettendo di imprimere a memoria quasi tutte le nostre sensazioni ed emozioni. Il video che vedete è una delle prime prove che Filippo e il suo gruppo hanno fatto. Stiamo lavorando anche con un blog quindi questo esperimento è molto 2.0

Ciò che resta da un’esperienza del genere è tantissimo, già nei primi giorni il confronto con persone di altri paesi è stimolante e il problema della lingua o della timidezza si risolve in breve tempo. E’ bello vedere ragazzi di ogni estrazione e cultura divertirsi cercando di capire cos’è questa maledetta creatività.

Il titolo di questo post della domenica merita una spiegazione. Durante un pranzo con una ragazza americana particolarmente simpatica e disposta ad accettare le nostre domande ci siamo confrontati su quei luoghi comuni dell’America degli eccessi constatando con sorpresa che è tutto vero e che la distanza tra noi e l’America non è di 4 ore di volo (il concorde ci metteva meno?) ma è in realtà molto maggiore, sia in termini culturali che economici. Sheila (il nome della ragazza) è rimasta allibita alla notizia che in Italia il dottore non si paga e che la nostra università ci chiede 1000 euro o poco più all’anno. Ci ha raccontato di avere due sorelle e di pagare al Boston College ben 40.000 $ l’anno, che diventeranno 50.000 l’anno prossimo. Qui non si tratta di essere ricchi o poveri, in Italia mandare 3 figli ad università del genere sarebbe veramente impossibile anche per le famiglie agiate (per intenderci l’imprenditore nordestino con cayenne da lavoro e porche boxter per la domenica) quindi c’è una differenza di fondo. Tutto sommato con quella cifra vengono 6 mesi a studiare nello stesso posto in cui possono stare gli italiani e la didattica non è più lontana anni luce visto che il web ci permette di accedere anche alle risorse su cui si preparano i nostri coetanei d’oltre oceano. E’ davvero una cosa molto particolare per noi pensare a queste cifre, stesso dicasi per i servizi sanitari ma questo, già si sapeva. Interessante anche sapere che il concetto di uscita pre serale per l’aperitivo è inesistente, in US solitamente è la vita scolastica ad includere amicizie e, soprattutto, sport (se sei bravo nello sport non paghi la retta), una visione quindi molto più totalitaria basata sull’ottimizzazione della resa. Sono certo che tutto quanto è tecnologia, innovazione, creatività è ben compreso nei programmi scolastici americani ma è possibile che sia proprio la mancanza di spazi di libertà assoluta dedicati al far nulla o al gioco o alle passioni più strane a rendere noi italiani cosi strani agli occhi dei simpatici yankee?

Giorgio

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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