In occasione dei Digital Innovation Days, in arrivo online il 29 e 30 ottobre, abbiamo intervistato Stefano Bassi, Environmental Community Organizer Italy di Patagonia. In occasione del suo prossimo speech durante la due giornate, abbiamo discusso dell’importante ruolo delle community oggi nella diffusione e nel raccolto dei valori e della cultura aziendale.
Nella gestione delle community attorno al brand, com’è cambiato il tuo lavoro con l’aumentare della consapevolezza e dell’importanza della cultura aziendale?
Specialmente dalla stesura della nostra nuova mission aziendale, “We are in business to save our home planet“, è apparso chiaro a tutti che l’azienda è entrata a piedi pari nel mondo dell’attivismo ambientalista, in modo più omogeneo di quanto già facessimo in precedenza. Questo naturalmente aumenta la nostra responsabilità come azienda, nei confronti del pianeta e delle comunità locali in cui viviamo e lavoriamo, e quelle dei lavoratori che fisicamente costruiscono la nostra ricchezza. Significa che tutto ciò che facciamo, a qualsiasi livello aziendale, è indirizzato alla salvaguardia del pianeta.
E poiché le comunità che gravitano attorno all’azienda sono tipicamente gli attivisti e gli amanti dell’outdoor, cerchiamo di metterli intorno a uno stesso tavolo, e immaginare come vogliamo vivere il pianeta da qui a qualche anno, tenendo presente la crisi che stiamo vivendo e che dobbiamo combattere.
I clienti di Patagonia sono attivamente legati ai suoi valori aziendali. Hai notato, nell’ultimo periodo, un cambiamento e una maggior attenzione da parte degli utenti ai valori aziendali? Il target è cambiato? Che ruolo hanno le community in questo contesto?
Sicuramente possiamo avvertire una domanda sempre più orientata all’acquisto di prodotti “sostenibili“, uso questa parola che non amo granché per capirci, e specialmente tra le fasce più giovani, che sono sicuramente più informate e interessate. Non solo, ma molti si avvicinano alle nostre campagne senza necessariamente essere interessati ad acquistare, e questo per noi è un valore aggiunto.
Troppo spesso, si ha la sensazione che i temi valoriali vengano strumentalizzati e utilizzati come una trovata di marketing. Che consigli ti senti di dare per evitare certe “figuracce”?
C’è solo un modo di non cadere nel pericolo, e cioè di non farlo. Di sicuro la comunicazione di ciò che facciamo ha una qualche connessione col marketing, e di sicuro quello che facciamo per il pianeta ci dà visibilità. L’essenziale è essere credibili. Oggi le persone hanno modo e voglia di informarsi molto più facilmente di prima, e molto più difficilmente cadono nella trappola del washing.
Tre parole chiave per il futuro delle community legate al brand da qui a 5 anni?
Responsabilità. Attivismo. Rigenerazione.
Tra le novità di questa edizione, la sponsorship con Deloitte Officine Innovazione, che sarà anche l’organizzatore delle due sale tematiche legate al FoodTech e all’HealthTech, moderate rispettivamente da Giulia Silenzi, Senior Manager, e da Marco Perrone, Director e Head of Open Innovation and Acceleration.
Nella sala Formazione, invece, sarà possibile assistere allo speech di Alberto Casna, Head of Client Experience.
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