Pochi giorni fa al MiCo di Milano è andato in scena Frontiers of Interactions 2013, a cui ho avuto il piacere di partecipare in qualità di volontario all’interno dello staff. Mi ero prefissato di documentare la mia esperienza a ridosso della conclusione dell’evento, trasmettendo a caldo sensazioni e contenuti, realizzando poi come mi sarei potuto perdere in un banale elenco descrittivo.
Avrei potuto parlare di un magistrale mega-keynote di Richard Saul Wurman (founder del Ted), del magnifico intervento di Ben Hammersley sulle ideologie nei social network o delle visioni di Brad Templeton e delle sue esperienze con Google Car e Robocars.com.
Invece parliamo delle PMI che non c’erano.
Foi2013 è stato un evento forse meno sensazionale di altri a cui ho avuto il piacere di partecipare, ma è stato senza dubbio un ottima finestra sul futuro del digitale, dei media, della tecnologia in genere e ovviamente dell’interazione. Tutto quello che è stato presentato nella due giorni di workshop e conferenze è orientato al futuro, parla di futuro, si manifesterà nel futuro, più o meno prossimo, quel futuro a cui le nostre PMI devono guardare e a cui devono tendere, “P” e “M”, nessuna esclusa.
Quello che le PMI avrebbero potuto portare a casa da Foi2013 non sarebbero stati contatti, networking, contratti, ma soprattutto vision, fiducia, prospettiva. Avrebbero potuto capire dove il mondo dell’interazione e della tecnologia arriverà tra 10-15 anni e prendere il futuro in contropiede, indipendentemente dal proprio business.
Chi c’era quindi al Foi2013? Tanti esperti del settore, consulenti classici, studiosi, qualche startup e appassionati di interazione. Ma l’innovazione radicale e “disruptive” deve anche passare attraverso la piccola industria, che qui avrebbe potuto trovare linfa vitale per le proprie visioni di business. Non vogliamo colpevolizzare chi non c’era, ma il rischio che eventi di questo tipo risultino troppo distaccati dalla realtà produttiva è reale.
Quali i rimedi?
In primis, un coinvolgimento maggiore delle PMI da parte di chi questi eventi li organizza, nell’ottica di far nascere nuove fondamentali sinergie tra due mondi (innovatori e aziende tradizionali) spesso troppo distanti. Il rischio altrimenti è quello di eventi auto-referenziali che non trasmettano valore a chi, nel concreto, produce. Serve quindi un avvicinamento graduale dei due mondi, non limitandosi solo agli imprenditori delle PMI ma anche a chi lavora con loro: agenzie, consulenti, mondo universitario.
Ma non solo. Probabilmente è necessaria un atteggiamento più proattivo da parte delle stesse PMI, cercando di non fossilizzarsi su business consolidati e cercando di comprendere l’importanza di inseguire l’innovazione per acquisire fiducia oggi e generare valore domani.