Il 12 ottobre 2022 rimarrà una data importante per noi di Marketing Arena, ma speriamo anche per il marketing italiano. Oltre 200 persone si sono ritrovate in sala presso la Fondazione Feltrinelli, e molte di più connesse alla diretta streaming del Il Sole 24 Ore. Il gioco di parole legato alle FAQ più importanti del management B2B è presto caduto sotto i sapienti colpi di Deborah Raccagni, Enrico Marchetto, Olga Baratto, Paolo Iabichino, Alberto Chiapponi, Gianluca Diegoli, Paolo Bergamo, Davide Dattoli, Giulia Pozzobon e Roberto Battaglia, sapientemente guidati da Florencia Di Stefano-Abichain.
La mia apertura è stata sostanzialmente centrata su questo modello di riferimento:
L’asticella che lo stesso ha provato a settare è quella di un “problema” da risolvere, che affligge il B2B in almeno 5 grandi ambiti:
- Cultura
- Tecnologia
- Organizzazione
- Marketing
- Persone
Non avevamo in realtà paura dei troppi “fuck”, quello che i relatori hanno senza dubbio portato al pubblico è una grossa dose di verità. Abbiamo capito ad esempio che il brand lavora sempre, che la cultura del prodotto è fondamentale, che la narrazione passa dall’avere una storia, dal raccontarla, e anche dall’essere giocolieri del brand building: consistenti nella sua dimensione più strutturale e più che tattici nel conoscere le piattaforme. Questo abbiamo imparato dalla prima parte della mattinata.
La verticale “Campari – H-Farm – Talent Garden” ha fornito la dimensione organizzativa del tema, Bergamo e Battaglia lo hanno condito di esperienza manageriale mentre Marchetto, Diegoli e chi scrive hanno tenuto “lo stack” del marketing legato alle strategie e tattiche di un fondamentale (b2b) day by day. Culturali e fondamentali i contributi di Deborah Raccagni e Paolo Iabichino, concretissimo collante la content strategy di Olga Baratto.
I manager delle tante aziende in casa torneranno probabilmente in ufficio con la stessa convinzione che oggi ha aperto la nostra giornata: il B2B non può davvero più nascondersi, giustificarsi figlio di un Dio minore o di budget esigui. Serve tutto, perché funziona tutto. Comunicare come nel B2C si può, fare marketing come nel B2C si può, perché la verità è B2B è B2C, con dinamiche diverse. Ed il sales deve capire che è tempo di giocare questa partita, testimone ne sia la presenza dei tanti sales manager in sala.
Non può più essere una sfida, è tempo di pianificare, progettare e fare. L’ambizione per il B2B Day è quella di essere faro nella tempesta perfetta dietro la quale si nasconde questo ecosistema.
La soddisfazione legata a questo progetto è da ritrovarsi nella consistenza dell’evento, giunto alla sesta edizione. Sarà davvero difficilissimo far meglio in futuro, ma è grosso punto d’orgoglio dover gestire questo happy problem.
Al prossimo anno, con la gioia nel cuore.