Le tecnologie indossabili non sono una novità, ma Billie Whitehouse, Co-Founder di Wearable Experiments (We:ex) ha raccontato ad Innovation Everywhere la sua visione sulla questione.
Australiana, con un passato da illustratrice e designer, Billie ora si dedica a trovare un modo per integrare la tecnologia al mondo della moda, tanto da fare scomparire la prima quando non necessaria.
La difficoltà è trovare una via di mezzo tra l’avere capi funzionali e fashion. Ha iniziato disegnando abiti e accessori smart, dove la tecnologia veniva rivelata solo all’occorrenza, e ora il suo nuovo obiettivo è capire come gli elementi che caratterizzano il fashion e quelli prettamente tecnologici possano fondersi insieme per soddisfare i bisogni dei suoi clienti nella vita quotidiana.
“Cerchiamo sempre di considerare come la tecnologia possa essere una cosa utile e non una distrazione, parlando di abbigliamento!” – dice – “ Valutare soluzioni semplici e convenienti è il fulcro di tutto il nostro lavoro!”
Ma We:eX vuole riuscire a far vivere anche nuove esperienze ai consumatori. Tra le sue recenti creazioni troviamo Alert Shirt, una maglia per tifosi che riproduce l’adrenalina dei giocatori di rugby australiani mentre sono in campo. In questo modo chi è sugli spalti o a casa sul divano può provare le stesse sensazioni a livello fisico dei giocatori che sta guardando, attraverso degli impulsi elettronici. Un’esperienza che unisce e connette giocatori e tifosi.
Se la maglietta della squadra del cuore è sempre stata un segno d’appartenenza a cui ogni tifoso è affezionato, figuriamoci ora che si condividono le stesse sensazioni!
“La tecnologia ha la capacità di aumentare i sensi e lo fa toccando le persone a livello emozionale” dice la Whitehouse.
Per forza in We:xE si passa moltissimo tempo sperimentando nuove tecnologie per rendere l’esperienza di abbigliamento ancora più funzionale, e di conseguenza ogni buon stilista deve intendersi anche di high tech.
Whitehouse non vuole creare weareable technology per geek o fashion victim, ma per chiunque sia interessato a risolvere i problemi di tutti i giorni in maniera nuova, oppure a sperimentare novità come nel caso di Alart Shirt.
“Non vedo l’ora di lavorare su una weareable technology che capisce quando se ne ha abbastanza di tecnologia e incoraggia l’utente a prendersi una pausa!” Conclude infine la Whitehouse, e non ha tutti i torti in un mondo dove siamo abituati a vivere in simbiosi con essa, ma chi ha persino un cardigan smart può veramente pensare di prendersi una pausa dalla tecnologia?