Guardo al web marketing, e vedo sempre le stesse persone. Un grande fermento di nomi, nuove iniziative, collaborazioni ed entità nascenti nella fibrillazione dei grandi cambiamenti, ma cosa ci resta? Ho l’impressione, che spero rimanga tale, di un grande mischiare le carte, di un rumore molto più ampio del suo reale valore. Di certo il marketing on line non ha mai fatto della tangibilità il proprio forte, anche per motivi strutturali che non voglio ignorare, credo però che a volte il cambiare e reinventarsi che tutti noi sosteniamo rischi di sconfinare nel riciclarsi senza senso. Perchè?
Il mercato è drogato: ci piaccia o meno, siamo in balia della moda. Il web marketing è schiavo delle attività tattiche che piacciono alle televisioni (facebook! facebook! facebook!) e agli imprenditori ma fatica a proporre l’unico vero plus che può offrire, cioè un agire strategico. La crisi ovviamente incide, per questo motivo la specializzazione è volentieri sacrificata a pro di contratti più ricchi, o peggio di rinnovi di pari entità che contengono però servizi più ampi. O va bene cosi o, la fuori, non mancano le alternative.
Interpretazione non è misurazione: è tanto vero che i risultati sono misurabili quanto è vero che i destinatari dei nostri report non sono pronti per interpretarli. Ecco perché non è possibile attivare strategie in cui il cliente si fida al 100% del consulente ed è spesso necessario piegarsi a giustificare il proprio operato.
Siamo residuali: il web è ancora, purtroppo, un mercato residuale. Si fatica a informare le persone sull’importanza dello stesso e, forse, quell’obiettivo di vendita diretta (a Milano sell-out) che tutti in questo momento ricercano non è cosi facilmente perseguibile on line, resta da capire perché è ammesso che un’attività off line “faccia brand” mentre on line chi non porta risultati diretti viene guardato storto..
Mi rendo conto di tracciare un panorama non del tutto confortante, e questo è proprio l’obiettivo del mio scritto. Sicuramente l’ambiente che analizzo è quello delle piccole e medie imprese e descrivo difficoltà strutturali a fronte di piacevoli case history, che però hanno francamente annoiato. Il problema principale, a mio avviso, resta nella corsa al ribasso che in maniera irresponsabile l’offerta sta proponendo. Gli operativi del web (free lance in testa) fanno valere la propria leggerezza operativa tranciando di netto i ponti che le agenzie provano a gettare, agenzie che comunicano al singolo cliente i propri asset e plus ma ancora non riescono a chiudere il cerchio con un codice etico o un bollino di qualità che ne certifichi il “fare la differenza”. Prima che le aziende si organizzino diversamente è forse il caso di dare struttura ad un settore che ad oggi sembra troppo schiavo delle sue mutazioni e poco organizzato nel rispondere in maniera chiara e univoca a chi ogni giorno, e ogni giorno di più, mette un piede sul web.