Una delle mie più grandi passioni è quella di “confessare” sul web alcune riflessioni che nascono dalle sfide che ognuno di noi affronta, ce lo siamo sempre detti.. se giochiamo con le regole del social, dobbiamo esserlo fino in fondo. Non è un mistero quindi che marketingarena affronti una sfida che porterà al cambiamento da “consulente Giorgio Soffiato” a “MarketingArena Consulting”, plasmata come digital agency a 360°.
Non ho particolare interesse nel raccontarvi le nostre intenzioni, nel palesare organigrammi ancora oscuri nelle nostre menti o nel ringraziare le 3 donne e i tanti collaboratori che rendono possibile una sfida che, di questi tempi, è un lusso anche per chi sa di poter far bene: la crescita.
Gestire la crescita porta alla ribalta problemi “normali” che i social media “boh” come noi non per forza sono pronti ad affrontare: risorse umane, amministrazione, commerciale.. tutte attività che riportano questo articolo ad un ragionamento sulle aziende in generale più che sulle aziende del digital. Il parallelo però regge visto che molti di noi cavalcano l’onda delle pubbliche relazioni digitali, chi con un buon libro e chi con pacchetti di social seeding tanto interessanti quanto incerti nell’efficacia attesa, ho ragionato su valori delle liste e altro in questo recente articolo che non fa che confermare la ridondanza di cui noi web marketers siamo schiavi, ma ultimamente nei blog di settore vedo anche di peggio.. Riflettevo l’altro giorno con un amico sul valore delle relazioni, e non solo sulle relazioni pubbliche, ecco perché inserisco le relazioni private nelle tre lezioni che porto a casa dopo un confronto con consulenti vari e imprenditori proprio sul tema della crescita:
- l’equilibrio tra (info)prodotti e (info)servizi è la chiave del successo di un’impresa: è senza dubbio bellissimo proporre un approccio sartoriale al web, ma più questo approccio è tailor made più sarà centrato sulle competenze del consulente e quindi difficilmente delegabile. L’equilibrio tra prodotti (o comunque routine replicabili) e servizi (la pensata del consulente che mette in campo la sua esperienza) risulta, credo, vincente nella gestione dell’aumento dei volumi
- le migliori “vendite” non si concludono in ufficio: quando parlo di relazioni provate mi riferisco proprio ad attività informali in cui persone coinvolte in rapporti di business, o potenzialmente tali, sviluppano dei contatti gestiti in maniera diversa dalla classica richiesta di appuntamento. Non dimenticherò la frase di un amico di mio padre che ha detto “ho venduto più case in un campo da golf che in ufficio”, niente male no?
- scalabilità e diversificazione del rischio sono le keyword del settore: anche l’attività di agenzia alla lunga può portare problemi di scalabilità, nel nostro settore parlerei soprattutto di difficoltà ad emergere visto che millantarsi consulenti non è poi cosi complicato. Lo sviluppo di idee proprie e la gestione di progetti personali possono fare la differenza
Come vedete si tratta di gestire crescita e complessità in qualche modo “puntellando” il business di riferimento, delegando le parti in cui l’ambito consulenziale non è fondamentale (è ad esempio più delegabile un benchmark di settore che la costruzione di un impianto strategico, ma entrambi sono importantissimi per il racconto al cliente di una situazione concreta), di certo non mancheranno i problemi e serviranno molte skill laterali come ad esempio un impegno formativo sui collaboratori quasi ossessivo e, in un mestiere che si sposterà sempre di più sulla gestione di un’impresa e sempre meno sulla costruzione diretta di progetti, sarà fondamentale inculcare ai propri collaboratori quella “ossessione per la qualità” che permette oggi di sopravvivere facendo prosperare il nostro brand di agenzia.. funziona?