Per la riflessione odierna partiamo dalla discussione nata attorno al post “quarantenni on line” scritto su firstdraft da Stefano Micelli. Oltre a segnalare l’iniziativa che raccoglie e aggrega on line i 40enni veneziani, l’autore del post mette sul piatto due temi veri, quello dei social network e il community building & management come veri generatori di senso, strumenti per cambiare le cose.
Già al natcamp avevamo concluso i lavori con un dibattito con Gigi sulla deriva tecnologica del web 2.0, dove ci porterà? E soprattutto per salire sulla barca sarà necessario essere sovraskillati? Siamo di fronte ad un problema di accessibilità (segnalo in proposito incredibilmente a disposizione il libro di Michele Diodati “Accessibilità, guida completa”) ma anche di risorse, per gestire una community serve molto tempo e ad oggi ci troviamo a dover utilizzare (con diversi account e practice di getione) strumenti egualmente importanti come: youtube, flickr, tumblr, twitter, myspace, ning, facebook, wordpress, blogger, social network etc.. (per non complicare le cose con il contesto crossmediale che presto ci travolgerà)
Ciò che mi chiedo ora è: le persone riusciranno a gestire tutti questi strumenti per sfruttare al massimo le potenzialità della rete? I quarantenni ci dimostrano con orgoglio di apprendere velocemente l’utilizzo della tecnologia e di dominarla, ma ne domineranno dieci diverse? E soprattutto l’accesso a questa tecnologia non sarà riservato ad un’avanguardia di quarantenni superbravi? E non si stancheranno?
Forse prima di pensare al nuovo social network di grido sarebbe il caso di rendere facili e integrate le tecnologie esistenti. Siamo inoltre di fronte ad un cultural e generational divide o gli strumenti di aggregazione e partecipazione convergeranno? Ning è il myspace dei quarantenni? Tutte domande che le reti ci pongono e la sociologia ci impone di discutere. Io credo nella tecnologia come mezzo, dobbiamo essere attenti a non farne un fine. Devo chiudere il post ma un altro interessantissimo tema è la dimensione del cazzeggio che affligge la rete, tempo perso, deriva o complemento necessario per il lavoro on line?