Ritorno con nostalgia da una bellissima crociera tra l’Islanda e i fiordi norvegesi. La partenza da Southampton e la scelta di una compagnia poco conosciuta in Italia (celebrity cruises, dello stesso gruppo della più nota Royal Caribbean), hanno reso la compagine italiana molto esigua rispetto a americani, spagnoli ed altri ospiti nell’ordine di 32 unità italiche su circa 3.000. Un orgoglioso 1%. Non vi nascondo che la grande multietnicità attesa non ci ha spaventato in fase di prenotazione, anzi se possibile abbiamo tirato un sospiro di sollievo alla notizia di così poche presenze italiane, credendo di essere gli unici a nutrire un sentimento ambiguo verso una categoria molto definita di persone: gli italiani in vacanza.
Il problema principale degli italiani in vacanza sta, come da nostra deriva culturale, nel rapporto con le regole. Una passata crociera con Costa ci ha insegnato che gli italiani non sono bravi a rispettare le regole, tanti italiani amplificano questo effetto esponenzialmente, e se gli italiani sono anche quelli che scrivono le regole la frittata è quantomeno probabile: code non rispettate, guerra al buffet, urla e grida, bambini dispersi che vagano per la nave in configurazione “visigoti”. La convivenza in spazi comunque limitati non aiuta. Quello che abbiamo scoperto con stupore è che tutti i 32 italiani sulla nave condividevano questo sentimento ambiguo, un sentimento tra l’altro complesso da trasferire che
potrebbe essere riassunto con “maleducazione latina vs applombe anglosassone” (anche gli spagnoli infatti hanno le loro colpe).
Il turismo può imparare qualcosa da questi segnali? Probabilmente la ricerca della “fuga da un modello caotico” potrebbe diventare una linea di offerta comprendente diversi prodotti e servizi che altri player, nel caso specifico gli americani, hanno dimostrato di gestire molto bene. Forse sarà solo una percezione di parte, e di certo con questo post non voglio fare altro che rilevare un fenomeno, però forse 10 giorni l’anno di lontananza da una società in cui vince sempre il più furbo, arraffone e approfittatore non può che fare bene, anche per farci tornare migliori dopo una lezione di efficenza (non certo di eleganza, vita sana o buona cucina), una qualità che in Italia manca probabilmente ad ogni livello.