Ieri i guerrieri di Enel, oggi Barilla. Difficile scrivere cose non scritte, tanto sui suddetti fail quanto sulla moda di tracciarli. Il dato interessante da evidenziare, non del tutto emerso, è probabilmente legato alle dinamiche che oggi tristemente caratterizzano la rete: il cercatore di epic fail è un cacciatore di notorietà spiccia. Proprio ieri commentavamo sulla nostra like page la classifica dei blog di marketing più influenti, manifestando non pochi dubbi sul concetto di influenza, visto che tutti si stanno domandando “quanto a influenza b” dimenticando di chiedersi “chi è in realtà b”, non riuscendo a distinguere uno scenario che, usando un paragone politico, va dalla festa del quartiere al caffè letterario più di nicchia.
Difficilmente un boicottaggio come quello tentato su Barilla porterà risultati concreti, così come la campagna guerrieri ha un effetto molto simile alle bombe accecanti: dirompente su twitter, dimenticando però che twitter è ancora ad uso e consumo “di 4 gatti” in Italia, soprattutto se paragonati ai mercati di due semi-monopolisti come Enel e Barilla. I perbenisti in rete fanno più rumore, ed il gioco al massacro è all’ordine del giorno. Ma siamo davvero sicuri che queste pippate tra markettari abbiano poi un effetto, ovviamente al di la delle interessanti slide che si possono ricavare per altrettanto labili corsi, se non “scaricati a terra su una strategia compiuta”?
Sottolineo tre punti, che possiamo riassumere nelle tre sciagure del web odierno:
- Le aziende non hanno minimamente idea di come gestire questi strumenti, per il fatto che evolvono troppo velocemente e spesso anche a causa dell’inadeguatezza di chi decide (lo stagista sa cos’è un hashtag, il direttore della comunicazione non sempre)
- I markettari sono a corto di contenuti, scrivere un post su un epic fail costa molto meno cervello e fatica che analizzare le metriche dei Social Media o pensare ad un contenuto originale, che contenga una riflessione
- In pieno stile grande fratello, la gente gradisce il voyeurismo digitale, i picchi di fail, le infografiche del giorno dopo, e twitter che brulica di sedicenti digital guru
La mia paura è che si perda davvero il senso delle cose. Il web marketing vive su altri tavoli e non è gridando più forte che si ottengono risultati di alcun tipo. Questo rumore sempre più assordante sta rendendo la rete un paradosso. Informazione di bassa qualità, ben visibile a causa di algoritmi che premiano le meccaniche certe, a scapito di una qualità artigianale non individuabile in automatico. È un web finto, ed è un problema. All’interno di questo scenario, un epic fail non è poi così grave.