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Il marketing non ha bisogno di bastardi senza gloria

Sono passati forse due mesi dall’uscita del mio libro Marketing Agenda per Egea, e curiosamente non ne avevo ancora parlato in un post. Richiamato all’ordine dai miei colleghi, metto in fila qualche pensiero con l’obiettivo di fuggire la marchetta. Cerco di farlo seguendo quelle che sono le tre direttrici che il libro mi ha insegnato a utilizzare come schema interpretativo, perché si sa, i libri non si scrivono per gli altri, si scrivono per se stessi.

Prima di avventurarmi in una digressione markettara, però, lascio una nota. Dobbiamo metterci d’accordo su cosa significhi fare marketing. La mia interpretazione è “un processo di lunghezza variabile volto ad aumentare le probabilità che un prodotto o servizio venga acquistato e riacquistato da un consumatore”. Viviamo in questo senso tempi difficili e mi trovo ogni giorno a schivare video su Facebook e LinkedIn di “bastardi che hanno capito cos’è il marketing che aiutano te imprenditore stronzo a togliere le fette di prosciutto dagli occhi e fare finalmente quel cazzo di fatturato che meriti”. Ovviamente dalla cima di questa piramide dei venditori di speranza non si vede la base, che è più pericolosa e subdola. Una base fatta della “dark side del coaching e del self help”, di “tu puoi farcela basta leggere questo e-book”. Per me non è così. 

Competenze

Primo, se non sai le cose, non puoi fare marketing per bene. Sono davvero ammirato da chi sa copiare, cosa sta accadendo oggi in Italia? Si prende un modello “agile e veloce” (ad esempio quello del funnel) e si cavalcano due strade: se si è ciarlatani puri si vendono infoprodotti che non faranno mai di una beauty blogger Chiara Ferragni (o meglio di una si, a spese di 999 morti) oppure si prende un tool e si diventa massimi esperti di quello, come ad esempio Hubspot. Questo secondo punto è dignitosissimo ma è un pezzo del marketing (prova ne sia che gente serissima come il mio amico Manuel rifiuta spesso lavori, come lo facciamo noi, semplicemente perché “non è il suo”.

Avere competenza e saperla applicare significa conoscere strumenti e dinamiche di mercato e portare a terra impatti veri per chi ti da fiducia (i clienti). Stop. Noi a Marketing Arena lavoriamo con questa clusterizzazione:

  • Content
  • Performance
  • Art
  • Dev
  • Strategy

ma è nell’integrazione di queste attività che vediamo valore. Alla competenza poi deve unirsi l’esperienza. Si può essere “i dragoni della SEO” ma se non si capisce che un cliente “non può fare quella cosa perché l’IT non lo permetterà” la competenza andrà a farsi friggere. Benedetta seniority.

Progetti

Non sono mai stato un fan del project management. Sto però diventando un fan dei project manager, soprattutto se gli stessi “strabordano” verso una almeno di queste competenze collaterali:

  • il PM un po’ strategist
  • il PM un po’ account
  • il PM un po’ specialist

è questo che permette di mettere a leva le figure ibride (che funzionano nei progetti ma non funzionano nelle organizzazioni, perché una persona senza un capo è spesso una persona persa, non si faccia l’errore di credere che tutti lavorano bene senza un guida).

Noi crediamo che avere un modello di lavoro sia fondamentale, ci abbiamo costruito un Framework, e ripartiamo da li. Lo “inculchiamo” alle nostre persone e cerchiamo di leggere le cose secondo il nostro modello, che ci sembra funzionare. 

Mercati

Quando ho l’opportunità di raccontare il nostro mestiere ai ragazzi delle università li provoco con due frasi:

  • “sono molto tentato dall’idea di assumere 18enni”
  • “le industries batteranno le competenze”

Lavorando nel mondo dell’automotive e del turismo delle destinazioni ho capito che sapere di service nei dealer o di allocazioni di camere per le OTA non è banale, e credetemi è molto più complesso che sapere di pay per click. Le economie di apprendimento e di esperienza si fanno lente e chi “sa di pay per click nel turismo” ha vinto tutto. 

Tenere d’occhio i mercati

Il marketing non ha davvero bisogno di “guru, bastardi, stronzi”, ha bisogno di gente che fa succedere le cose, che studia e lavora sottovoce. In un mondo che grida sempre (a volte anche nei suoi guru più conosciuti) forse c’è bisogno di più gentilezza. Ma non troppa, non saranno solo branding e storytelling a salvare la baracca. Ad esempio, servirà tanto budget di advertising.

Come può l’imprenditore o il manager orientarsi in quello che è a tutti gli effetti un mondo di gente improvvisata? Parlate con più gente possibile, chiedete più preventivi, chiedete i casi di studio. Parlate con i clienti delle agenzie cui pensate di affidare un lavoro. 

Marketing Agenda parla di questo: di modelli di lavoro, di gestione del team, di marketing. Di mercati e KPI. Questo post vuole essere una piccola risposta alla domanda “ma se vengo a sentirti cosa mi racconti?”. Ci vediamo a:

  • Padova 1 marzo 2019
  • Milano 14 marzo 2019
  • Rovigo 29 marzo 2019
  • presto tutte le informazioni sui prossimi appuntamenti.
 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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