Quanti di voi si sono trovati di fronte ad uno dei più classici bivi in ambito lavorativo: mettersi in proprio o sottoscrivere un contratto da lavoratore dipendente (tra cui, ai fini di questo contributo, rientrano le collaborazioni partita iva mono-commitente)? Chiaramente, a meno che non ci siano differenze abissali tali da dissipare ogni ragionevole dubbio, ritengo che a parità di trattamento economico, la scelta non sia poi così scontata e allora possiamo sederci ad un tavolo e discuterne.
In questa sede non mi soffermerò nell’elencare pro e contro di una attività piuttosto che l’altra, mi concentrerò invece su quali siano i tratti personali e caratteriali che sono in grado di influenzare la scelta.
Dal punto di vista economico l’impiegato ha una maggiore certezza (stipendio mensile, ferie e tredicesima pagate), inoltre non deve preoccuparsi di tutte le problematiche fiscali, previdenziali e burocratiche che incombono invece nella figura del libero professionista; non da sottovalutare il fatto che i compensi, di quest’ultimo, ad inizio attività, oltre a non essere così certi, saranno esigui anche se in prospettiva avrà la possibilità di incrementarli con l’aumentare della clientela.
L’attività del subordinato è standardizzata, ci sono delle mansioni impartite dal datore di lavoro da rispettare e saranno nella maggior parte dei casi sempre quelle, con poche possibilità di iniziativa personale. Vien meno la realizzazione personale e professionale. Non che sia impossibile realizzarsi pur svolgendo un ruolo da dipendente ma è chiaro che il libero professionista gode della possibilità di mettere in risalto le proprie doti creative, umane e relazionali.
I fattori rischio e responsabilità non sono da sottovalutare. Quanto più un soggetto è propenso al rischio tanto più il lavoro da subordinato non fa per lui. Allo stesso modo la capacità di riconoscere ed assumersi le proprie responsabilità lavorative e professionali sono tipiche dell’imprenditore e del libero professionista. La stessa definizione di lavoratore dipendente sta ad indicare che si è alle dipendenze di un datore di lavoro, per cui sarà quest’ultimo a prendere le decisioni e ad amministrare l’attività, con tutte le conseguenze e responsabilità che ne derivano.
Un libero professionista (o imprenditore) non ha un orario di lavoro ben definito ma, al contrario, sarà molto flessibile, capiterà spesso, in vista di importanti appuntamenti o scadenze, di dover lavorare nei fine settimana o anche di sera. Ciò comporta meno tempo libero per se e per i famigliari, per svolgere attività fisiche o per i propri hobby. Una buona organizzazione del lavoro sarà essenziale per potersi ritagliare i propri spazi nell’arco della settimana lavorativa.
Alla luce di tutto ciò qual è la risposta? “La risposta è dentro di te”; e non è sbagliata, come ironicamente sosteneva Riccardo Guzzanti in una sua famosa gag. Solo tu sei a conoscenza delle tue capacità, di cosa sei disposto a sacrificare e quali sono le priorità quotidiane. Prima di prendere una decisione così importante prenditi del tempo e analizza le tue esigenze. Ma soprattutto non essere troppo orgoglioso, rivolgiti sempre ad un consulente che ti possa aiutare in questa scelta che può determinare il tuo futuro.