Quando si parla di “salute della mente” il pensiero comune va a disturbi psichici gravi, In realtà, la salute mentale indica tutti quei comportamenti alterati che comunicano disagio.
La salute della mente riguarda davvero tutti
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che dal 1948 si impegna a costruire un futuro migliore e più sano per tutto il mondo, definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e socio-relazionale e non semplicemente assenza di malattia o infermità.
Tale definizione dovrebbe aiutarci a considerare la salute all’interno di uno spazio di studi e ricerche che va ben oltre il solo campo della medicina. Occuparsi della salute mentale degli individui richiede un approccio più ampio, “a tutto tondo”.
Non pensate alla “salute mentale” come qualcosa che fa riferimento all’inquietante mondo dei manicomi. No, non lasciatevi ingannare. Non rischiamo di perderne valore, non abbiate paura, leggete!
Chiedo dunque la vostra attenzione perché non sto facendo riferimento ad una realtà così poi distante da quella comune.
Una mente ce l’abbiamo tutti e ad essa attribuiamo tutti un ruolo primario, pertanto dovrebbe essere nell’interesse individuale e collettivo prendersene cura. In fondo, non c’è salute senza salute della mente.
L’entità del problema e la sua diffusione nella popolazione
Numerose sono le statistiche sulla salute mentale che confermano l’ampiezza del disagio psichico in Italia. I disturbi della mente risultano essere tra le cinque patologie non trasmissibili più comuni insieme ai tumori, alle malattie cardio-cerebrovascolari, al diabete e alla bronco-pneumopatia cronica ostruttiva. Nel nostro Paese, si calcola che le principali problematiche legate alla salute mentale (depressione, bipolarità, schizofrenia, demenze e disturbi legati all’abuso di sostanze) coinvolgono a vari livelli di gravità circa un terzo della popolazione.
Se consideriamo l’indice DALY (Disability-Adjusted Life Year) che esprime il numero di anni di vita potenziale persi a causa della malattia, per disabilità o morte prematura, le malattie neuropsichiatriche risultano essere al terzo posto dopo quelle cardiovascolari e neoplastiche. Oggi la depressione più grave affligge un europeo su 15, cifra che sale a 4 su 15 se si considerano anche le altre forme depressive e l’ansia.
Prima di addentrarmi nella spiegazione di quale possa essere il ruolo del marketing all’interno di tale complessa questione, ci terrei a richiamare l’attenzione di tutti – anche di coloro che risultano essere titubanti sulla fattibilità, nonché sull’efficacia degli investimenti necessari per la cura della nostra salute mentale. Garantire più salute mentale deve diventare una priorità nonostante ponga sfide difficili. Convinciamoci che investire nella salute della mente ha effetti benefici reali sull’economia globale (per esempio, una maggiore produttività).
Ora non ci resta che agire. La salute mentale è ancora nell’ombra
Tramite l’utilizzo (rivisitato) dei principi e delle tecniche del marketing è possibile influenzare un gruppo di persone ad accettare, rifiutare, modificare o abbandonare un comportamento in modo volontario, al fine di ottenere un vantaggio per i singoli individui, i gruppi o la società nel suo complesso. Così è quanto definito da Kotler P., Roberto N. e Lee N. nel loro celebre libro “Social Marketing – Improving the Quality of Life” (2002).
Il marketing sociale si propone quindi di favorire l’adozione di stili di vita sani consentendo ai cittadini di acquisire abilità e competenze per scegliere in modo consapevole, libero e responsabile comportamenti favorevoli alla tutela del benessere fisico, sociale e psicologico. Solo informando ed educando è possibile creare reali opportunità per un percorso efficace di tutela della salute.
Nonostante l’utilizzo integrato di molteplici strumenti e leve di marketing è bene evidenziare che i valori e le finalità del marketing sociale risultano profondamente diversi da quelli del marketing commerciale. Quest’ultimo si pone come obiettivo la ricerca di un vantaggio prettamente economico il cui vero beneficiario è colui che vende. Nel marketing sociale invece sono i destinatari del progetto che godono del massimo servizio.
Coerentemente a quanto codificato nella Carta di Ottawa, la salute è un bene essenziale per lo sviluppo sociale, economico e personale degli individui e delle loro comunità. La salute ed il benessere mentale di una persona sono aspetti fondamentali per la qualità della sua vita ed è per queste ragioni che si chiede loro una partecipazione attiva nel perseguimento di tale obiettivo. Questi sono aspetti che incidono in maniera rilevante sia sulla produttività individuale che su quella delle famiglie, delle comunità e delle nazioni. Senza salute mentale non si è in grado di esprimere la propria creatività e di godere appieno della propria vita.
Come annuncia Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale
Dobbiamo agire subito perché la perdita di produttività è qualcosa che, semplicemente, l’economia mondiale non può permettersi”. Dobbiamo garantire e assicurare l’accesso ai servizi e ai trattamenti utili per la salute mentale a chi ne ha più bisogno, ora e nella comunità in cui vivono. “Finché non lo faremo il malessere mentale continuerà a oscurare il potenziale degli individui e delle economie” precisa Arthur Kleinman, docente di Antropologia Medica e Psichiatria all’Università di Harvard. “Non si tratta solo di un problema di salute pubblica” – continua Jim Yong Kim – “è un problema di sviluppo.
Marketing interno: dalla soddisfazione del dipendente alla soddisfazione del cliente
Come più volte ripetuto, non è il solo settore sanitario ad essere chiamato a rispondere all’impegno per la promozione e la tutela della salute della mente. Data la complessità e l’ampiezza del problema è necessario intervenire con un approccio intersettoriale che prevede l’intervento, la collaborazione e il coordinamento di tutti quei settori (a tutti i livelli) che influiscono sulla salute stessa, come ad esempio l’istruzione, la cultura, i trasporti, l’agricoltura. Una richiesta di questo tipo, che mira ad intervenire su più fronti, invita governanti, dirigenti e noi tutti alla piena consapevolezza delle conseguenze di ogni decisione, e ad una precisa assunzione di responsabilità.
La Carta di Ottawa pone al centro dell’attenzione l’uomo e l’organizzazione sociale e ricorda che l’uomo non è un animale prettamente razionale, ma anzi il suo comportamento nonché le sue decisioni sono influenzate da impulsi neuronali automatici, quindi spesso indipendenti dalla propria volontà. Questa visione riporta l’attenzione sull’agire umano che risulta un connubio di razionalità ed emotività, automatismo e consapevolezza.
Senza perdersi ancora in grandi discorsi, è bene dire in modo sincero e diretto che la chiave per il successo aziendale sta nella (corretta) gestione dei talenti, definiti come potenzialità da individuare e coltivare. Numerosi, infatti, sono i dati che confermano l’evidenza di una diretta correlazione tra gli investimenti in capitale umano e l’impatto reale sui risultati dell’impresa tant’è che il grande economista Alfred Marshall affermò:
The most valuable of all capital is that invested in human beings.
In un mercato globale come quello moderno, il successo nel lungo periodo può essere raggiunto solo perseguendo una ben chiara strategia la quale dev’essere definita tenendo conto non solo delle richieste di mercato e della concorrenza, ma anche di tutte quelle risorse di cui l’azienda stessa dispone tra cui appunto il capitale umano
Se l’obiettivo del dipendente sta alla soddisfazione del cliente, allora uno dei principali compiti del management sta nel porre il personale nelle migliori condizioni umane e professionali. Solo così sarà in grado di esprimere al massimo il suo potenziale. Si può dire quindi che il personale diventa il primissimo cliente dell’azienda ed il miglioramento della soddisfazione interna diventa il mezzo tramite cui raggiungere quella esterna.
Risulta ora evidente che la realtà delle cose è molto più complessa di quanto comunemente si sia portati a pensare, ma per raggiungere grandi obiettivi bisogna iniziare (anche a piccoli passi).
Vi lascio con una citazione di Warren Buffet:
Investing in yourself is the best thing you can do. Anything that improves your own talents; nobody can tax it or take it away from you. They can run up huge deficits and the dollar can become worth far less. You can have all kinds of things happen. Buti f you’ve got talent yourself, and you’ve maximized your talent, you’ve got a tremendous asset that can return ten-fold.
Ricorda: la salute della mente è il tuo primo e più prezioso asset.