HomeBlogMarketing e ComunicazioneLa pubblicità è davvero un agente inquinante?

La pubblicità è davvero un agente inquinante?

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La domenica è il giorno dell’autoreferenzialità, visto che non so da dove cominciare, lo faccio citandomi:Giorgio Soffiato

quando un cartellone pubblicitario ti oscura il campo di rugby e non puoi vedere la partita ti arrabbi, se è di intimissimi ti arrabbi un pò meno (facebook)

La foto che vedete è la veduta dicembrina da casa mia, oltre all’albero (che definirei strategico per il futuro) è presente un fattore di ingombro più tattico chiamato cartellone pubblicitario che oscura la mia visuale verso il tanto amato campo di rugby. Questa immagine è per me emblematica, scarto ogni mattina le comunicazioni del saturo settore della telefonia e mi soffermo magari sulla più interessante donzella, il messaggio è però chiaro “la mattina, prima di incontrare mia madre io incontro la vodafone”.

Il libro Invertising di Paolo Iabichino, direttore creativo Ogilvy, si candida a fenomeno editoriale nel marketing italiano per gennaio, se il primo capitolo già disponibile è l’antipasto, il resto del banchetto sarà di rara qualità.

Quello della pubblicità in Italia è un problema vero, che comprende almeno 3 attori:


Le aziende: la benzina della pubblicità, il denaro disponibile, anche tanto, per far penetrare nelle menti dei consumatori il messaggio, l’identità, il prodotto, il servizio, la promozione, lo sconto, l’evento, l’idea.

Le agenzie e i creativi: tutti quei professionisti che per anni hanno lavorato (bene e male) in pubblicità e oggi con iniziative come mettiamocilatesta fanno quadrato attorno al problema del taglio dei budget alla comunicazione.

Le persone: che dire delle persone? Oggetto di test, soggetto di marketing, target, bersaglio, interlocutore..

L’ordine è voluto, le persone sono all’ultimo posto perchè sono sempre state confinate in fondo alla scala di importanza, Le aziende chiedevano, Le agenzie consigliavano, Le persone subivano. Invertising non solo prende coscienza del mea culpa tardivo dei professionisti della pubblicità (e di quello ancora atteso dalle relazioni pubbliche), il libro soprattutto invita a cambiare rotta e marcia, evitando i falsi moralismi ma la domanda è: come fare? Nel mio piccolo io indico il driver dell’onestà come collante di nuovi valori fondanti per una pubblicità etica, sostenibile e di servizio, che non può che essere specchio di aziende che credono in questi valori. Il problema a mio avviso infatti sta più nella struttura competitiva delle imprese che nell’invasività negli spazi e nei luoghi, ripensare l’offerta a servizio del cliente utilizzando la comunicazione per informare e offrire vantaggi reali anziché la pubblicità per martellare le teste è forse l’unico modo per uscire da uno stallo che rischia di rivelarsi fatale, per tutti.

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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