Ecco un altro studio sull’IT ed ecco per l’Italia un’altra posizione in classifica non proprio soddisfacente. Secondo l’analisi condotta dall’Economist Intelligence Unit e commissionata dalla Business Software Alliance, infatti, il nostro Paese occupa il 25° posto nell’indice mondiale della competitività IT per il 2008, non male eh? Considerando che, fra le nazioni europee, l’Inghilterra occupa il terzo posto, la Svezia il quarto e la Danimarca il quinto. E che Germania, Francia, Austria, Irlanda, Svizzera, Olanda, Norvegia e Finlandia sono tra le prime venti economie che offrono un ambiente fertile per la crescita, lo svilippo e l’innovazione attraverso il settore dell’Information Technology.
Lo studio, “How technology sectors grow: Benchmarking IT industry competitiveness 2008”, osserva ed analizza in 66 Paesi il settore IT (Information Technology) con l’obiettivo di determinarne il grado di competitività e di indagare a che livello i Paesi coinvolti nella ricerca sono capaci di supportare lo sviluppo dell’IT. I risultati sono il frutto di un indice influenzato da sei categorie di indicatori:
• Overall business environment: valutazione della predisposizione all’innovazione e dell’ambiente culturale;
• IT infrastructure: valutazione dell’infrastruttura tecnologica del Paese;
• Human capital: disponibilità di personale qualificato;
• Legal environment: quadro normativo che favorisca l’utilizzo e lo sviluppo dell’IT;
• R&D environment: valutazione dell’ecosistema di ricerca&sviluppo;
• Support for IT industry development: una leadership governativa che incentivi gli investimenti in tecnologia supportando la crescita del settore e favorendo le dinamiche del mercato.
Rispetto al 2007, lo studio ha registrato alcuni cambiamenti che vedono la comparsa di tre new entry nelle prime cinque posizioni (esattamente Taiwan, Svezia e Danimarca), la salita di 9 Paesi e la discesa di altri 11 (tra cui l’Italia, che passa dalla 23° alla 25° posizione). Secondo il report della Economist Intelligence Unit, la “Top 20” è comunque rimasta pressoché invariata, grazie al continuo sforzo dei Paesi nella promozione dell’innovazione e nello sviluppo di competenze, capitale e infrastrutture al servizio dei produttori locali di IT.
Inutile dire che la situazione italiana stando a questi dati appare davvero preoccupante, non essendo nemmeno mai citata tra le prime 20 delle sei categorie su cui è costruito l’indice di competitività IT.
Nonostante gli sforzi anche per quanto riguarda l’e-government, non siamo certo messi bene. Sul sito pubblicamministrazione.net, in un articolo sul Report 2008 sull’e-government, realizzato dal Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, leggo:
“Per quanto riguarda l’Italia, la situazione è assai poco brillante: l’Europa, nel suo insieme, è ai primi posti della classifica ed ha una tendenza al miglioramento, mentre per l’Italia la tendenza è inversa. Il rapporto calcola per ogni paese un indice di e-government, che va da 0 ad 1: il nostro indice è dello 0,6680. Poco più della sufficienza. Nella disponibilità delle risorse per i cittadini (consultazioni elettroniche, informazioni fornite tramite internet, transazioni economiche, formazione a distanza, etc.), ci situiamo al 27° posto a fronte del 25° del rapporto 2005, mentre nello stesso periodo la Spagna è passata dal 39° al 20°.”
Che dire? Il dibattito è aperto!