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Intervista a Ticonzero

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Cari lettori questa settimana torniamo a parlare di Ticonzero il magazine on-line che propone un approccio giovane ed innovativo alle tematiche di management. Oggi abbiamo il piacere di parlare con Silvia Grappi, ricercatore alla Facoltà di Economia “Marco Biagi” di Modena e responsabile della rubrica Marketing di Ticonzero.


1) Ciao Silvia, grazie per aver partecipato a quest’intervista, raccontaci un po’ di te, da quanto sei interessata alle tematiche di Marketing? Hai qualche tema in particolare che hai potuto approfondire?

Innanzitutto, sono io a ringraziare voi per l’opportunità che mi date di intervenire all’interno del vostro blog. Sono ben lieta di poter scambiare idee e opinioni con persone che, come me, condividono l’interesse verso le tematiche di marketing. Il percorso che mi ha condotto ad imboccare questa strada ha assunto una forma definita durante il dottorato, che ho conseguito all’Università di Bologna, nel quale ho potuto approfondire alcune tematiche di marketing, in particolare di Consumer Behavior. Da quel momento mi sono appassionata allo studio del comportamento del consumatore e delle tematiche annesse.


2) Che cosa significa essere responsabile della rubrica di Marketing per Ticonzero? Questo ruolo cosa ti ha dato di particolare?

Essere responsabile della rubrica di marketing in Ticonzero è un’esperienza entusiasmante. Per prima cosa, ci tengo a sottolineare come Ticonzero sia una realtà editoriale importante nel panorama delle riviste manageriali italiane che si propone di trattare temi di management da una prospettiva non banale, perseguendo l’obiettivo di dialogare con i propri lettori fornendo spunti di riflessione e non soluzioni definitive. La rubrica di marketing, in particolare, cerca di dare voce a temi innovativi che faticano a trovare spazio nelle riviste di management più tradizionali (e a volte “più ingessate”). Anche in questo caso, l’idea che guida la selezione dei contributi non e’ tanto quella di fornire “etichette” per leggere gli eventi del marketing, quanto piuttosto di fornire “lenti” attraverso le quali questi eventi possono essere interpretati. La strada che abbiamo scelto di seguire certamente non è semplice, ma pensiamo che questo percorso possa fornire strumenti interpretativi utili ai nostri lettori.
Entrare a far parte del gruppo Ticonzero, variegato e stimolante, composto da redattori provenienti da percorsi formativi ed esperienze lavorative diverse, è stata per me un’opportunità che ho colto con entusiasmo perchè fonte di continuo confronto e, quindi, di numerosi spunti di riflessione.


3) Il Consumer Behavior è l’ambito dove hai deciso di specializzarti. Collaborando con una rivista online, ti sarai sicuramente interrogata sul ruolo che i prosumer hanno nella creazione di contenuti amatoriali e sulla loro legittimazione a farlo. Che cosa ne pensi delle UGA ( user-generated-advertising)?

Personalmente sono affascinata dal fenomeno. Credo sia di crescente interesse sia domandarsi il perché della trasformazione del consumer in prosumer, sia l’effetto che tale evoluzione eserciterà sugli schemi di acquisto e consumo futuri. Nel particolare contesto degli UGA, questa evoluzione non dovrebbe sorprendere, è tutto sommato naturale… dopo tanta esposizione passiva, la possibilità o, ancora meglio, la necessità di (re)agire di tanti utenti era quasi prevedibile.


4) “Mal di Merito. L’epidemia di raccomandazione che paralizza l’Italia”, la recensione del libro di Giovanni Floris che hai curato di recente. Cosa ne pensi del fenomeno di cui tratta il libro?

Ho scelto di recensire per Ticonzero il libro di Floris perché mi incuriosiva la lettura fornita nel libro del fenomeno delle raccomandazioni che da sempre caratterizza l’Italia. Interrogarsi sulle motivazioni per cui il merito non è sempre il criterio principale nelle decisioni richiede ed impone di non accontentarsi di una visione superficiale del fenomeno. È indispensabile, dal mio punto di vista, cercare di comprendere le opinioni altrui, raccogliere idee e informazioni per arrivare a costruire il proprio punto di vista, che sia quindi frutto di molteplici sollecitazioni e confronti e non semplicemente mutuato dal pensiero di altri. In questo caso specifico ho scelto di iniziare dal libro di Floris, in seguito ne affronterò volentieri altri prima di esprimere un mio giudizio definitivo sull’argomento. Certamente condivido la necessità, sempre più impellente, che si abbandonino i vecchi vizi clientelari a favore di scelte maggiormente guidate dal merito.


5) Tornando al “consumatore” e riferendoci al periodo poco felice che stiamo attraversando ultimamente come Paese Italia (crisi economica, crisi d’immagine al seguito dell’emergenza rifiuti). Come credi reagirà il potenziale turista proveniente da Paesi esteri alle immagini viste in tutti i tg del mondo? L’immagine Italia credi sia ormai definitivamente compromessa?

Questa tematica è decisamente rilevante. Domandarsi quanto l’immagine del nostro Paese sia cambiata nell’ultimo periodo a causa di eventi quali quelli che tu hai indicato è interessante e richiede attenzione. Non so darti una risposta definitiva a riguardo, anche perché l’immagine di un Paese (cos’ come la brand image) è qualcosa di multisfaccettato e, per definizione, influenzato da molteplici elementi. Gli eventi che hanno caratterizzato l’ultimo periodo certamente non hanno contribuito a migliorare l’immagine dell’Italia nel mondo, più probabilmente hanno invece contribuito allo stereotipo da cui il nostro Paese non è ancora riuscito a distaccarsi completamente: il Bel Paese dove si vive alla giornata e le regole non sempre sono qualcosa di definitivo e certo. Non vorrei però chiudere questa chiacchierata con un messaggio pessimista. Quindi recupero quel tratto dello stereotipo dell’Italia, forse l’unico fra i tanti che salverei, che è l’ingegnosità che attribuiscono al nostro Paese… speriamo sia ancora in grado di redimere l’immagine italiana all’estero.

Grazie Silvia, per la disponibilità!

 
 
AUTORE

Luca Dalla Villa

 
 

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