HomeBlogMarketing e ComunicazioneIl turista di domani, tra personalizzazione e fuga dall’overtourism

Il turista di domani, tra personalizzazione e fuga dall’overtourism

È passato un anno da quando il primo lockdown ha comportato la fuga dagli uffici con l’avvento dello smartworking, la chiusura dei ristoranti e l’organizzazione di servizi di delivery, l’abbassamento delle serrande di molti negozi e la corsa all’e-commerce, e soprattutto, interrotto i flussi turistici, senza però per quesi ultimi portare a un vero e proprio surrogato digitale.

Un indizio a supporto di questa mancanza è stato dato da un sondaggio presentato durante l’Innovation Summit da Deloitte, dove è emerso che solamente il 13% dei partecipanti alla survey ha dichiarato di preferire la fruizione di servizi in modalità totalmente digitale per musei, cinema, spettacoli teatrali, questo a conferma del fatto che ad oggi la fruizione di prodotti esperienziali ha bisogno in tutto e per tutto di una dimensione fisica e sensoriale.

Detto questo, l’Agenzia Nazionale del Turismo ha preso in considerazione tre scenari per cercare di capire quando i turisti torneranno a spendere nel nostro Paese. Una lenta ripresa avverrà a partire dal 2022, nel migliore dei casi, o dal 2024 nello scenario peggiore.

Ma questa ripresa si accompagnerà inevitabilmente a un cambiamento del paradigma di viaggio che non sarà più come prima dell’emergenza covid-19.

Sempre secondo la ricerca di Deloitte saranno due le direttrici che influenzeranno il comportamento del turista del futuro: una esperienza meno di massa e più di nicchia (slow tourism), supportata dai dati.

Il distanziamento sociale ha portato a considerare l’overtourism, che ad esempio ogni estate colpisce le Cinque Terre dove il grandissimo numero di turisti rende impraticabile il solo passeggiare per i borghi liguri, come un fenomeno che è possibile evitare scegliendo angoli d’Italia, dell’Europa, del Mondo, altrettanto affascinanti ma meno battuti. Questa consapevolezza ha anche ricadute sulla sostenibilità dei viaggi, in cui una meta più green può essere preferita a una meno sostenibile.

Tutto questo non può succedere senza dei dati a supporto sia nel monitoraggio dei flussi turistici ma soprattutto nella creazione di un pacchetto vacanza che, facendo fare al moderno turista un salto nel vuoto verso una meta sconosciuta, dia la certezza di aver portato alternative in linea con suoi i gusti e le sue preferenze. Deloitte lo ha ribattezzato come turismo iperpersonalizzato.

A supporto di questo, una ricerca di Selligent ha riportato come l’83% dei millennials sia disposto a dare accesso ai propri dati per ricevere in cambio un’esperienza di viaggio personalizzata, mentre l’85% dei viaggiatori (senza distinzioni di età) reputa che un’offerta turistica standard sia molto meno appetibile di un itinerario creato su misura.

Concludendo, nei prossimi due anni, periodo nel quale ci auguriamo ci sarà una netta ripresa, saranno le aziende che avranno capito l’evoluzione del turista ad avere un vantaggio rispetto ai competitor, ma questo comporta necessariamente l’aver fatto bene i compiti per casa sia in termini di creazione di contenuti sia nella loro distribuzione.

 
 
AUTORE

Alberto Collet

Mi piace vestirmi con i maglioni blu e disegnare con i dati. Quando penso a una strategia se non visualizzo le idee è come se indossassi solo una camicia.
 
 

Vuoi scrivere per noi?

Contattaci per proporre un articolo o segnalarci un contenuto interessante.