Il concetto di locale alla moda a che concetti lo accostereste? Mondanità, stile, ritrovo, forse, tutti concetti che hanno fanno pensare a più persone che si ritrovano e a un posto conosciutissimo e bramato. Ma se non fosse proprio così?
Vi faccio un esempio: a New York il ritrovo più alla moda del momento è un locale chiamato East Side Company Bar, che un elite di amici e conoscenti dicono trovarsi al numero 49 di Essex Street, ma il fortunato si reca all’indirizzo e trova…un palazzo residenziale! ..col dubbio di dovere suonare tutti i campanelli per trovare il locale!
Già, se oggi a New York si vuole frequentare i posti più trendy, devi amare anche la caccia al tesoro. Questi posti infatti mancano di insegne e di recapiti telefonici per le prenotazioni e molto spesso non si sa nemmeno che generi di locali siano (non sto parlando comunque di locali night o simili). Qualche eletto può conoscerne gli indirizzi ma come gli spakeasy dell’epoca del proibizionismo, vivono di segretezza. Qualcuno ha un recapito mail molto difficile da trovare ma è rarissimo che qualcuno risponda ad eventuali richieste e ricordate, il locale in via ufficiale è comunque sempre chiuso. Qualche nome: l’Home Sweet Home, un bar che ha aperto lo scorso autunno dopo ben due mesi di soft opening, altra chicca di questa città: la non inaugurazione che inaugura. Ancora il ristorante del direttore di Vanity fair, posto più alla moda di New York avendo non aperto ben otto mesi fa che permette al proprietario di divertirsi con i suoi amici riservandosi la facoltà di far tornare da dov’erano arrivati i temerari che si presentano all’ingresso causa “private party”. Ma ci sono locali anche molto semplici, diventati icone di tendenza per il solo fatto di essere “invisibili” e di rigettare le masse: come l’Anchor, frequentato da single e da artisti, o il Death e Co., un food bar molto chic, la cui sola insegna è una misera scritta sul marciapiede.
Vi faccio un esempio: a New York il ritrovo più alla moda del momento è un locale chiamato East Side Company Bar, che un elite di amici e conoscenti dicono trovarsi al numero 49 di Essex Street, ma il fortunato si reca all’indirizzo e trova…un palazzo residenziale! ..col dubbio di dovere suonare tutti i campanelli per trovare il locale!
Già, se oggi a New York si vuole frequentare i posti più trendy, devi amare anche la caccia al tesoro. Questi posti infatti mancano di insegne e di recapiti telefonici per le prenotazioni e molto spesso non si sa nemmeno che generi di locali siano (non sto parlando comunque di locali night o simili). Qualche eletto può conoscerne gli indirizzi ma come gli spakeasy dell’epoca del proibizionismo, vivono di segretezza. Qualcuno ha un recapito mail molto difficile da trovare ma è rarissimo che qualcuno risponda ad eventuali richieste e ricordate, il locale in via ufficiale è comunque sempre chiuso. Qualche nome: l’Home Sweet Home, un bar che ha aperto lo scorso autunno dopo ben due mesi di soft opening, altra chicca di questa città: la non inaugurazione che inaugura. Ancora il ristorante del direttore di Vanity fair, posto più alla moda di New York avendo non aperto ben otto mesi fa che permette al proprietario di divertirsi con i suoi amici riservandosi la facoltà di far tornare da dov’erano arrivati i temerari che si presentano all’ingresso causa “private party”. Ma ci sono locali anche molto semplici, diventati icone di tendenza per il solo fatto di essere “invisibili” e di rigettare le masse: come l’Anchor, frequentato da single e da artisti, o il Death e Co., un food bar molto chic, la cui sola insegna è una misera scritta sul marciapiede.
E la pubblicità? Il nostro caro marketing? Bhe, fa tutto il passaparola …e il blog..perchè questi ristoranti hanno capito che niente è galvanizzante come dare l’illusione a chicchessia di aver scoperto qualcosa che non è ancora alla portata di tutti. Forse questa è la nuova frontiera del lusso. Alla fine, a ben pensarci, è anche questa una forma di personalizzazione: la personalizzazione dell’esperienza della scoperta, dove il fattore vincente è far credere al vip come al comune mortale di far parte di un mondo eletto in cui lui è il protagonista a cui è concesso qualcosa di unico ed esclusivo.
Se questa è la strada cosa ci attenderà a noi markettari?
Fonte: Ventiquattrore