Se non si parlasse di qualcosa di troppo tangibile potrebbe essere una lezione di vita, ma è stata di certo una bella esperienza. Sono appena tornato da una due giorni in terra di Puglia e Basilicata ove ho ragionato con due entità molto diverse su progetti di marketing che mi hanno davvero riempito lo spirito vista la genuinità degli approcci e la voglia che traspare nel lavorare per crescere, anche con un pò di ossessione in meno rispetto alle classiche impostazioni basate su reportistiche e metriche tipiche (giustamente tipiche) dei progetti esclusivamente web based.
Cosa possono chiedere ad un consulente un’azienda produttrice di bomboniere e gioielli in crisi e un consorzio di allevatori di animali schiacciato dai grandi gruppi? Sicuramente la proposta creativa di metodi ed idee per uscire da situazioni complesse. Ritengo che il ruolo del consulente sia quello di pescare nel passato proponendo soluzioni che a questi interlocutori appaiono oltremodo innovative, e forse per questi settori lo sono. Le problematiche più strategiche che di marketing che queste aziende presentano sono assolutamente sfidanti e appare destino dei produttori quello di lavorare ad un “salto di canale” (non per forza mediato dal commercio elettronico) sensibilizzando il consumatore finale ed il dettagliante sul tema del prodotto di qualità (made in italy in un caso, carne di qualità nell’altro) e cercando di contrastare il cartello dei grandi produttori o dei grossisti responsabili di ricarichi che, nel caso dell’animale, portano un prodotto che il produttore cede a 1,80 eur alla vendita al banco dai 6 ai 7 euro. Si tratta di certo di fare cultura, proporre ad esempio eventi legati al consumo magari in ristoranti conosciuti magari accompagnati da una buona orchestra (in polesine è stato recentemente lanciato il progetto “serate jazz e piatti tipici”), cultura che può anche essere riproposta nel gioiello e nella bomboniera aiutando il dettagliante a presidiare le microfiere di settore, oggi battute senza un approccio di marketing, ecco quindi che il produttore si trasforma in integratore di servizi e prova a reinventarsi di fronte alla crisi della manifattura.
E’ questo il nuovo marketing?