In quanto unica ragazza di questa brillante redazione, il tema mi spetta di dovere:
perché la percentuale di sesso femminile è ancora minoritaria rispetto al sesso maschile nel campo dell’ ICT?
Quella che voglio aprire è una discussione perché credo che i punti di vista da cui affrontare il problema siano molteplici e spesso contrastanti. Come spesso succede insomma c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto.Mi spiego: Nel settore Ict/New economy, si stima che l’occupazione femminile non superi il 13-15%. Scarsa la presenza a livelli decisionali (solo il 12,8%); ma si registra, tuttavia, l’ingresso di un numero consistente di giovani donne colte e qualificate, portatrici di nuovi atteggiamenti culturali.
Le donne impegnate nelle Ict rispondono a questo identikit: sono attive, curiose, innovative, rigorose; sono giovani e laureate e non sempre guadagnano meno degli uomini; sono però soprattutto portatrici di un mix di competenze non solo tecniche. Le donne in carriera in questo settore hanno in genere meno di 40 anni, spesso non hanno figli e lavorano oltre 8 ore al giorno per cinque giorni alla settimana. Tra i titolari delle imprese Ict si stima che le donne raggiungano il 25%. I risultati non sono certo brillanti se vogliamo proporre una logica paritaria, ma i progressi ci sono e gli sviluppi, sotto gli occhi di tutti, sono molto forti: un contributo significativo verso questo percorso è segnalato dall’indagine nelle reti e aggregazioni di donne che “rivelano una precisa e lungimirante attenzione alla Ict”, a partire dalla creazione negli anni ’80 di un server dedicato, il Server Donne di Bologna, e dalla rete on line di documentazione nazionale Lilith, fino alla nascita del sito delle donne in rete Dol’s e a una serie di iniziative tra cui il progetto futuro@lfemminile nato per spiegare alle donne che la tecnologia può essere un forte alleato per migliorare la qualità dello studio, del lavoro e della vita in generale, progetto portato avanti proprio da una donna, Roberta Cocco, direttore marketing di Microsoft Italia, giovane, con una bella famiglia e un lavoro invidiabile.. tecnologico appunto.
Pur ammirando e apprezzando tali realtà, quello che mi viene da chiedermi è perché c’è il bisogno di progetti tutti al femminile: assumendo una posizione forse forte mi domando come mai le donne hanno bisogno di spazi a se stanti quando proprio il web è lo strumento del confronto per eccellenza. Certo, ci sono molte comunità in cui le donne sono attive, moltissimi blog (spesso evoluzioni del “diario”) sono tenute da donne e ragazze ma non sempre il confronto è incisivo e consapevole, o comunque la quota di partecipazione –seppur brillante- è ancora bassa. Potremo chiamare in causa barriere culturali, situazione universitaria, retaggi storici, chiusura da parte dell’altra metà del mondo ma, haimè, faccio fatica a trovare valide motivazione per un ritardo tutto italiano.
E’ necessario, a mio avviso che le donne rivendichino un’identita chiara nel settore dell’ICT e non per una sorta di femminismo ma perché la nostra indole possa dare contributi tangibili sia alla crescita di tale settore e sia alla crescita individuale di ciascun(a) di noi.
Ilaria Paparella per marketingarena
Fonti : Il sole24Ore
www.technedonne.it/
www.women.it
www.dols.net