Voglio esser chiaro fin da subito: a me dell’atletica non me ne frega niente, così come di una medaglia di qualche sport “minore” conquistata alle Olimpiadi dove un pò tutti si sentono sportivi, da poltrona, e patriottici.
Una premessa doverosa visto che, come molti altri sciacalli del web, ho deciso di parlare del caso di questi giorni, la confermata positività di Alex Schwazer, che ha diviso tutta l’Italia in due fazioni: quella del “mettiamolo alla forca” e quella del “poverino ha sbagliato capita a tutti”.
Ha diviso anche i suoi sponsor, da una parte la Kinder, con il suo Kinder Pinguì vittima di facili ironie, che si è affrettata a commentare: “il contratto di Alex sarebbe scaduto a fine Olimpiadi e ovviamente non sarà rinnovato”.
Dall’altra parte una posizione che un pò mi ha sorpreso, quella della Despar, che ha deciso di non abbandonare il campione olimpico di Pechino 2008 che ha deciso di rimanere al fianco, almeno a parole di Schwazer: “E’ ovvio che ora la sua immagine non può piu’ essere in linea con i valori che intendevamo fargli rappresentare. Un errore, seppur grave, non può però cancellare una vita fatta di impegno e passione. Ora pagherà, è giusto, ma Alex, per come lo conosciamo, merita sicuramente un’altra opportunità. Il nostro aiuto: non volgergli completamente le spalle ma dare una mano perché riprenda in mano la sua vita per un nuovo inizio”.
Ancora prima di conoscere le posizione dei suoi sponsor mi sono chiesto se sia davvero il caso di affidare la comunicazione e quindi i valori che il brand rappresenta a dei testimonial, in particolar modo sportivi. I vantaggi ci sono: ovviamente notorietà del brand, associazione ad un messaggio vincente ma se poi il testimonial sparisce dal tappetto rosso o come in questo caso viene trovato positivo al doping? In una società che dimentica facilmente e lascia nell’oblio tutto ciò che è vecchio anche solo di una settimana forse il testimonial resta ancora la scelta vincente. Forse.
Nel caso particolare certamente la Kinder non poteva fare altrimenti, ma forse avrebbe potuto e dovuto usare parole più dolci e meno della serie: “finché servivi ti pagavano, ora sei inutile e ti butto nella spazzatura”. Un plauso va certamente a Despar che con questa sua decisione ha certamente capito l’animo degli italiani in questo momento e ne sta cavalcando l’onda. Solo il tempo saprà dire se dalle parole si è passati ai fatti.