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UX Writing: parole che fanno la differenza

Il linguaggio come forma di espressione personale, via di comprensione e di percezione del mondo, oggi più che mai sovrasta la comunicazione digitale. Parole scritte per occupare il più possibile lo spazio presente nel web, sembrano diventare sempre più ingombranti, cercando di conquistare l’attenzione di un utente che pare ormai essere in piena crisi esistenziale da FOMO.

Sovrabbondanza di informazioni, un’eccessiva offerta di prodotti e troppi contenuti da comunicare, in un continuo flusso di parole distribuite tra articoli, blog, pagine social, siti web e chi più ne ha più ne metta.

Ma fermi tutti. 

Che peso hanno le parole nel digitale? 

Tra le diverse discipline che si occupano di scrittura per il digitale, lo UX Writing rappresenta un punto di riferimento per la comunicazione rivolta agli utenti nelle interfacce. Disciplina interna al campo della user experience, lo UX Writing si occupa della creazione di piccoli testi, presenti ad esempio nelle cta o nei testi delle pagine di errore 404, progettati per guidare gli utenti lungo il processo di navigazione di siti web e applicazioni, conducendoli al completamento di specifiche azioni pensate per rispondere ai loro bisogni, desideri o necessità. 

Brevi ma efficaci, questi testi hanno il compito di fornire un contesto all’utente su quel che sta accadendo durante il percorso svolto nell’interfaccia, settando le aspettative su ciò che accadrà in seguito. Ma non solo. I microtesti fanno parte di un processo di studio e comprensione dell’utente, tale da avere ben chiaro da parte di chi si occupa della loro progettazione, chi siano le persone dietro lo schermo e quali siano le emozioni e gli stati d’animo provati dagli utenti di fronte ad una determinata condizione. Un esempio del ruolo dei microtesti rispetto alle emozioni provate dagli utenti, sta nella capacità di alleviare un possibile stato di ansia a seguito del pagamento di un prodotto acquistato online, attraverso l’uso di parole che sappiano rassicurare la persona dando conferma dell’avvenuto acquisto. 

Parole per guidare quindi, ma anche per accogliere e, attraverso la comprensione dei modelli mentali e delle intenzioni degli utenti, progettare interfacce capaci di fornire una user experience oltre che piacevole, anche in grado di condurre in modo semplice e chiaro le persone al raggiungimento dell’obiettivo perseguito.

Tra la letteratura presente riguardante i microtesti, esiste un Manifesto creato dalla UX Writer Serena Giust, per creare parole in grado di portare le persone al compimento di un’azione all’interno del processo di interazione con l’interfaccia.

Secondo le indicazioni del Manifesto, i microtesti devono essere:

  • Chiari, non trasparenti. Usare parole semplici e la forma attiva per testi privi di incomprensioni.
  • Concisi: meno è meglio. Usare poche parole ma ricche di significato.
  • Coerenti: altrimenti è il caos. Per non confondere gli utenti.
  • Informativi, con direzione. I microtesti devono rendere l’interfaccia funzionale e la navigazione semplice.
  • Naturali, come a voce. No a tecnicismi, sì a parole che seguano il linguaggio del parlato.
  • Umani, con carattere. Parole progettate da persone per le persone.
  • Strutturati, che si trovino. Microtesti inseriti all’interno di strutture informative chiare, in linea col processo intenzionale degli utenti.
  • Mirati, non affollati. Ridurre la confusione per mettere in risalto il messaggio.
  • Ponderati. Parole attente al Tone of Voice.
  • Inclusivi: accessibili per tutti. Un linguaggio accessibile a chiunque.

Dieci principi per creare parole che sappiano essere, oltre che contestualizzate nell’ambiente digitale, anche di reale impatto per le persone, evidenziando la forza che contraddistingue il linguaggio e che, spesso, pare essere dimenticata. I microtesti quindi come forma ed espressione di interfacce progettate dalle persone per le persone, parole umane pensate per tenere la mano dell’utente, persona dietro quello schermo che, ogni tanto, dimentichiamo essere proprio noi.

 
 
AUTORE

Veronica Compagnin

Coffee oriented, mi piace gironzolare per il mondo alla ricerca di nuove prospettive. Pensiero creativo e occhio al dettaglio sono il mio unico credo. Follemente innamorata del mio quattro zampe, una passeggiata, un libro e una fetta di New York cheesecake sono la combinazione perfetta.
 
 

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