Gene egoista o egoismo genetico? La riflessione odierna parte proprio dall’egoismo innato delle persone. In particolare ci siamo detti più volte che è necessario reinventare ogni giorno la nostra professionalità ed è su questa base che io come molti altri ogni giorno, egoisticamente, cerco di ragionare per capire “dove andare” e come investire il sempre poco tempo dedicato alla formazione personale. Mi piacerebbe tanto diventare wordpress expert, seo specialist e foursquare evangelist, la realtà è che nella dicotomia tra operatività e strategia (che come dice Marco mi è tanto cara) siamo chiamati a scegliere se specializzarsi su una leva, in questo caso di web marketing, o qualificarci come designer di strategie e project manager. Un mestiere che a volte non sembra un mestiere perché può apparire futile il fatto di dire agli altri cosa fare senza fare mai ma ogni giorno di più mi convinco che lo sforzo mentale per coordinare persone e attività ha dignità di giustificare un bonifico a fine mese.
L’egoismo di cui parlo, misto a curiosità, mi porta a pensare sempre più spesso a quelle tendenze che qui Gigi (non perdete il suo blog) definisce semplici tag, e lo faccio partendo da una frase recentemente incontrata in un libro:
Internet rende disponibili le informazioni, google le rende accessibili (Hal Varian, chief economist di Google)
E facebook? E foursquare? Voglio appuntare qui un argomento su cui tornare: Google per i bisogni (cerco), Facebook per i desideri (trovo), approfondiremo. Una delle poche certezze però è che quella che stiamo costruendo è una fitta rete, e subito salta alla mente il matching tra tecnologie e mappa della tube, che riporto (forse ne esistono di più recenti social based)
Tutte banalità: la rete, la partecipazione, le persone. Cosa c’è di nuovo? Secondo me una cosa: siamo solo all’inizio. Una delle professioni del futuro potrà essere quella del designer di esperienze di consumo, competenza ad oggi prestata al social media strategist, ma competenza che di certo va stretta. In futuro le competenze chiave non saranno più due (chi pensa cosa fare, chi pensa come farlo) ma almeno 3:
- Definire quali strumenti utilizzare
- Definire come utilizzarli
- Settare operativamete le singole leve
Sbagliamo se pensiamo che il social media marketing sia un’oceano, e sbagliamo se pensiamo che sia solo li che bisogna operare per portare valore alle aziende. Ancora prima di passare al marketing off line dobbiamo riflettere sul fatto che quella che stiamo costruendo è un’infrastruttura più simile all’energia elettrica e all’acqua potabile che a un cartellone pubblicitario. Un Ipad, una play station, un Iphone, un Galaxy o un computer, ma anche qualsiasi device con un collegamento wi fi è parte di un’infrastruttura di accesso alle informazioni. E la prima cosa da fare è tracciare il design delle fermate che la metro del marketing deve fare, poi definiremo come e dove far scendere le persone a quella fermata e quali porte aprire, se la porta facebook o la porta twitter o la porta foursquare, o tutte e tre. Le cose si complicano, le competenze richieste cambiano e le figure di riferimento sono sempre di più. In questa economia della complessità il nuovo project manager è un digital customer experience designer, insomma serve un nuovo hub.