Il mondo dell’arte si sta fondendo con quello dell’advertising? Sinceramente non lo so, a me piace pensare di si. Più che altro direi che il marketing tradizionale che ci insegnano tra i banchi di scuola ancora una volta si dimostra insufficiente, troppo ancorato alle statistiche, troppo ancorato alla tecnica… tutte cose che indubbiamente servono, ma che non bastano più… in un linguaggio matematico si direbbe che sono oramai “condizioni necessarie, ma non sufficienti”!
Il consumatore va corteggiato con la creatività, si sa, e le ore interminabili davanti alla televisione a fissare spot tutti uguali che non fanno altro che darci informazioni sulle caratteristiche tecniche di un prodotto o che ci dicono che quel bene è il migliore sul mercato non bastano più, gli spettatori sono stanchi, saturi di tanta noia…e allora ecco che, sempre a parere personale, vengono premiati quei pubblicitari più geniali, che sanno trasformare i trenta secondi in una dolce infinita attesa verso il secondo tempo di un film, che riescono a farci divertire, o che, in qualche modo, ci fanno pensare “ma che voleva dire quella pubblicità? Non l’ho capita…”! Questi spot vengono premiati, non solo con gli applausi di un pubblico sempre meno attento ai “consigli per gli acquisti”, ma anche attraverso il rilancio allo grande rete, attraverso le critiche dei consumatori stessi, l’attenzione viene data prima di tutto allo spot, poi al marchio (che guadagna immagine, se il “corto” colpisce”!) e, solo infine al prodotto… e a rilanciare queste cose sono soprattutto i blogger con i loro lettori ( ne approfitto per ricordare che su questo tema ho fatto nascere anche io un blog, uno dei tanti, ma può essere comunque divertente vederlo), non solo i quotidiani o gli enti di maggiore importanza… che anche la pubblicità stia diventando 2.0?
Stefano Guerra per Marketing Arena