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Content curation e content marketing: due facce della stessa medaglia

L’aumento di popolarità del content marketing ha provocato una crescente attenzione verso la content curation che, a dispetto del sentire comune, deve essere fatta con estrema precisione.
Parlare di content curation non significa solo pensare di creare post infarciti con quantità esagerate di link o avvalersi di riassunti auto-generati. Al contrario, il suo principale elemento dovrebbe essere l’originalità dei post accompagnata da collegamenti esterni scelti accuratamente, cioè costruire i così detti link semantici che permettono al lettore di riconoscere l’origine del contenuto che andrà a leggere ancor prima di aprirlo. D’altra parte, per ottenere i risultati migliori sui motori di ricerca, questi link devono rinviare ad argomenti di alto valore: in poche parole, è fondamentale che la pagina a cui rimandano venga percepita dal lettore come un incremento di conoscenza in modo che, apprezzando ciò che legge, sarà spinto a condividerlo attraverso i social media. Quantità e frequenza di condivisioni sono infatti due dei fattori considerati nel ranking di ricerca di Google.

I social media, per definizione, sono una sorta di ossessione per chi li usa e se si vuole far diventare la content curation parte integrante della strategia di social media – cosa caldamente consigliata – bisogna esserne ossessionati quanto il proprio pubblico.
Inutile negare che ognuno di noi visita il proprio profilo social più volte al giorno, per questo, per mantenere un contatto continuo con l’audience, è necessario elaborare un piano editoriale che contempli più pubblicazioni quotidiane su Facebook, Twitter et similia. Postare in maniera irregolare significa non abituare i lettori a trovare ciò che cercano nei propri post e, di conseguenza, spingerli a trovare “soddisfazione” in qualche altra pagina (magari di qualche competitor).

Non avendo però tutto il tempo di questo mondo per scrivere sempre qualcosa di originale e accurato è necessario imparare a usare alcuni strumenti – i tool – che permettono di guadagnare minuti senza rinunciare alla qualità. Eccone alcuni.
Non avendo però tutto il tempo di questo mondo per scrivere sempre qualcosa di originale e accurato è necessario imparare a usare alcuni strumenti – i tools – che permettono di guadagnare minuti senza rinunciare alla qualità. Eccone alcuni.

Storify – ancora poco in voga in Italia – permette di creare sintesi su un unico tema. Per esempio, l’esperto in un dato settore potrebbe pubblicare, in momenti diversi, tweet su uno stesso argomento; Storify dà la possibilità di riunirli tutti in un’unica pagina. Un’altra possibilità che offre è quella di raccontare un evento riunendo tweet, post di Facebook, immagini e video pubblicati da persone differenti durante il suo svolgersi: in questo modo si ottiene un racconto completo di quello che è stato, a più voci e su un’unica pagina senza forzare il lettore a cercare a destra e a manca le informazioni che gli interessano.

Un servizio simile è List.ly che permette di creare elenchi che includono testi, immagini o video anche con l’aiuto della propria community. Oppure Bundlepost per raccogliere contenuti in base a parole chiave scelte, o Paper.li per realizzare un proprio quotidiano online inserendo gli argomenti di proprio interesse e, successivamente, condividendolo via social.

Vi sono ovviamente tanti altri tool in grado di rispondere ai più svariati bisogni, ma oggi come oggi la cosa più importante da tenere a mente è che la content curation è un’ “arma” da cui un content marketer non può più prescindere.

 
 
AUTORE

Gloria Neri

Laureata in semiotica, passato da Communication manager, presente da Digital Project Manager.
 
 

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