Riflessioni di metà mattina. Due parole su due problemi “pesanti” nel magico web del 2010, parliamo di:
- autoreferenzialità
- sovrainformazione
Do uno sguardo a facebook, ed uno più distratto a Twitter. In entrambi i casi un mix ragionato di amicizie personali e contatti di lavoro, tutti ben consci che se diventi “mio amico” è lecito tu sorbisca anche la mole di informazioni di vita che mi riguardano, non puoi attenderti solo l’ultima moda del geosocial, rischi di beccarti anche “qualche” foto del mio ultimo viaggio… siamo persone vere no? Se non ti sta bene..seguimi su linkedin. Trovo spesso molti spunti interessanti direttamente da questo “feed RSS vivente” chiamato social networking ma altrettanto spesso è necessario scremare almeno tre tipi di “invaders”:
- I cacciatori di visite: rilanciano tipicamente argomenti gossippari o vie di mezzo tra post di marketing e notizie del giorno
- I rilanciatori: producono contenuti aggiungendo ben poco rispetto ad articoli già presenti, che però con massimo garbo citano pulendosi la coscienza (probabilmente di recente è successo anche a noi, la motivazione in questo caso è però lo scrivere per obbligarsi a studiare, mi piacerebbe fosse per tutti cosi)
- I costruttori di indentità: quelli che cercano di costruirsi un’immagine facendo vedere che sanno fare delle cose (tipici sono i post “i 5 consigli per”, “le 10 idee da”, “il marketing su facebook…bla..bla”)
Non sono contrario a queste pratiche, ben conscio che non vi è una linea di demarcazione tra il bravo blogger e il dannato che fa parte di questa classificazione. Si tratta probabilmente di tentazioni quotidiane cui tutti cerchiamo di resistere il più possibile, spesso poi la sindrome da pagina bianca fa il resto. Scrivo questi appunti dopo aver riletto una discussione interessante con Giada Noè sullo scrivere per i motori più che per gli utenti. Credo che l’evoluzione 2.0 di questo fenomeno possa essere proprio quella di scrivere per gli utenti contenuti “facili” ma, mi chiedo, sono questi driver di vero valore? E soprattutto quanto rappresentano il valore di chi tali contenuti produce?
Inutile negarlo, il web oggi è fatto di molti consulenti e altrettanti “presunti tali”, è tanto semplice ergersi a marketing consultant quanto lo è probabilmente costruirsi un’identità “base” per far credere ai novizi del nuovo web (cioè un buon 80% delle PMI ad esempio) che li dietro c’è la persona giusta.. e probabilmente da Google a Facebook, è più semplice ottenere visibilità ed amplificare la propria presenza con contenuti basic rispetto a contenuti di qualità e volutamente di nicchia. Serve un pò di qualità, quindi. Autoreferenzialità e sovrainformazione sono i mali del nuovo web?