A mio parere i prestiti linguistici sono una delle cose più affascinanti.
E lo sono non tanto in virtù del valore aggiunto di arricchimento lessicale che apportano alla lingua “invasa”, quanto per le storpiature con cui vengono recepiti dalle comunità.
Chi per farsi figo, chi per moda, chi per ignoranza. Tutti contribuiamo. E poi c’è chi li usa al femminile invece che al maschile. O anche chi ne accoglie la sintassi ma non la fonetica, o viceversa.
Ma i più entusiasmanti sono quelli che li impiegano senza nemmeno conoscerne il significato. Quelli sì, hanno la mia stima (ammetto che è capitato anche a me!).
È sempre bene, però, scavare a fondo della new entry grammaticale e restare sulla cresta dell’onda con cognizione di causa.
E allora ecco che parleremo di prankvertising, la parola del momento (o almeno, tornata in voga di recente).
Iniziamo dicendo che (come sempre in questi casi) di prankvertising ne è piena la sfera della comunicazione. Solo che non sapevamo si chiamasse così.
Un annetto fa i più cool di allora lo chiamavano “scary marketing“. Quando facevo l’università io il docente mi faceva illuminare gli occhi parlando di “marketing esperenziale”.
Tutte definizioni simili (anche se con tratti divergenti), solo che è tradizione umana vivere interpretando il mondo con l’approccio ontologico dell’eterno ritorno dell’uguale.
Diceva Nietzche che “in un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte”. Un genio o un tizio fuori di melone?
Forse è meglio uscire da queste “sottigliezze” linguistiche e disquisizioni ontologiche fini a se stesse e troppo profonde per indagare questo “nuovo” filone…
E lo facciamo partendo da un video, emblema del prankvertising. Un ambient (viral-guerrilla-ninja-buzz… altro groviglio di prestiti linguistici ambigui su cui varrebbe la pena fare una discussione 🙂 ) che ha suscitato scandalo:
In effetti, diamine se è forte. E forse è proprio per questo che ha fatto così tanto parlar di sè.
Ecco altri 10 esempi di prankvertising recenti, così inquadriamo il concetto e ci divertiamo… Buona visione:
PEPSI e il tour che non ti aspetti
CARLSBERG e il test dell’amicizia
BEAUTY SHOP ed esorcismo?
NIVEA DEO e the stresstest
TNT e la sorpresa in strada
LG e la sorpresa in ascensore
RENAULT e l’appuntamento focoso
HEINEKEN e il celeberrimo THE CANDIDATE
SAMSUNG: non fa paura ma si prende gioco dei malcapitati
LG e l’esperienza del bagno
Dunque, cosa è questo Prankvertising?
Beh, è l’advertising fatto scherzando con le persone, terrificandole, strabiliandole. Quello che conta è far vivere loro un’esperienza. Se possibile divertente o memorabile di modo da farla diventare virale.
Ha senso usarlo?
Certo, se si toccano le corde giuste si centrano gli obiettivi con poco investimento economico.
Quali sono i rischi?
Beh, io personalmente individuo tre tipologie di pericoli:
- che si passi alla comunicazione “a cerino”, nel senso si perda di vista l’obiettivo ultimo e si punti al rumors senza badare all’aspetto strategico. Così, proprio come un cerino si accende intensamente e si brucia subito, così anche la vostra comunicazione corre un pericolo simile se non si integra nei giusti circuiti e nella giusta pianificazione.
- Non sempre si riesce a viralizzare. Serve creatività, conoscenza dei nuovi media e della psicologia. Serve l’idea geniale.
- Muoversi sulla linea sottile della non istituzionalità comporta rischi. Il terreno è fangoso e si rischia di entrare in sabbie mobili dalle quali è difficile uscire. O se vi piace di più la metafora della spada di Damocle va bene uguale. Com’era la frase… “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”…
Vi lascio con l’emblema del prankvertising… Questo video è una bellezza, non anticipo nulla… Solo è un po’ vecchio. Ma siam convinti sarà riproposto, per la teoria d’apertura dell’eterno ritorno dell’uguale 🙂
(Ah, se avete altri esempi postateli, così li raccogliamo in un solo post 🙂 )