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Misurare l’engagement

Propongo una brevissima riflessione sul tema del social media metrics e della misurazione dei ritorni dalle attività sui media sociali, e lo faccio mettendo sul tavolo 3 domande:

  • Una volta definiti obiettivi e risorse, la dimensione aziendale conta o le metriche restano univoche?
  • Quanto può impattare una campagna o attività di social media marketing sul fatturato e sulle vendite?
  • Quali indicatori sono fondamentali e quali secondari per definire un modello stabile e soprattutto confrontabile di social media report?

Queste domande mi frullano spesso in testa, quello che a mio avviso va capito è se i social media sono una condizione sine qua non per la comunicazione aziendale (quindi non puoi scegliere se esserci o meno, ci sei perché se non ci vai ti ci porterà qualcuno) o se sono uno strumento comunque orientabile e controllabile dall’azienda, che puo’ quindi sviluppare maggiore o minore pressione sugli obiettivi di comunicazione e marketing tradizionali: branding, vendite, crm.

Analizzando il “caso Rivamar” possiamo dire che si è senza dubbio raggiunto un obiettivo di branding, e complicando le cose con il “caso prontocapelli” (autoreferenziali perché ne conosciamo i ritorni) si può anche dire che una sensata politica di “content web marketing” (che definirei social media oriented ma non social network oriented) aiuta anche a spingere il fatturato. Ma se una grande azienda mi dicesse “devo investire 100.000 euro in campagna stampa o su facebook per aumentare il mio sell out diretto?” oppure se Rivamar avesse detto “voglio un +2% sulle numeriche di tempura per il 2011” queste attività sarebbero state ancora valide?

Quello che cerco di fare è riportare a economia un tema caldo, quello della capacità della “rumorosa nuvola” dei social media di scaricare a terra il proprio potenziale. La mia sensazione è che queste attività siano imprescindibili per rendere l’impresa adatta al contesto di comunicazione “di oggi e di domani” e che la presenza diretta a contatto con gruppi di utenti e consumatori influenti sia l’unico modo per scendere dall’altare delle grida e raccontare la propria storia, mi piacerebbe però capire quanto queste attività sono complementari alle grida della comunicazione televisiva o cartacea ed in qualche modo le validano o quanto invece possono essere sostitutive, e se l’approccio per una PMI e per una grande impresa deve essere lo stesso o se diverse realtà devono basarsi non solo su diverse strategie ma anche su diverse metriche..

A voi..

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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