HomeBlogAnalyticsHeritage for Mankind: i dati di ricerca alla portata di tutti

Heritage for Mankind: i dati di ricerca alla portata di tutti

Il VeDPH dell’Università Ca’ Foscari di Venezia è il luogo di incontro per ricercatori di differenti ambiti – dalla filologia alla storia dell’arte, dall’archeologia alla linguistica, dalle scienze dell’antichità alla storia. In particolare, il VeDPH si propone di favorire lo sviluppo, l’accessibilità e la divulgazione di progetti in Digital e Public Humanities.

Le profonde trasformazioni socio-culturali indotte dall’introduzione delle nuove tecnologie in campo umanistico aprono nuove prospettive per l’avanzamento della ricerca e il trasferimento dei saperi prodotti per lo sviluppo della società. Allo stesso tempo, insorgono criticità che impongono una riflessione sulla natura stessa dello strumento digitale e dei suoi ambiti di applicazione affinché esso possa rispondere appieno alle esigenze metodologiche e pratiche specifiche delle discipline umanistiche.

Abbiamo avuto occasione di intervistare Elisa Corrò, assegnista di ricerca in Digital and Cultural Heritage. Di fatto, una geoarcheologa appassionata di Data Visualization, che da qualche tempo si (pre)occupa di come comunicare le sue ricerche a tutti, in particolare quelle relative all’Heritage del veneziano.

Di seguito, i punti salienti del suo racconto.

Quali sono le sfide principali del tuo ambito di ricerca?

La vera sfida del mio lavoro è quella di studiare l’evoluzione del paesaggio nel tempo e comprendere le trasformazioni (naturali e artificiali) del territorio nel corso dei secoli. Come trasmettere poi questi concetti alla comunità è un’altra storia, proveniente da un altro mondo, quello digitale, e che vale però la pena di raccontare.

Heritage for Mankind’, è stato il banco di prova ideale per discutere della capacità di trasmissione di informazioni scientifiche alla comunità. Un banco di prova facilitato da quel braccio di ferro veneziano che da sempre esiste tra fiumi e laguna, o più semplicemente tra terra ed acqua…qualcosa che da sempre esiste e che a volte per questo forse risulta scontato.

In realtà quello che ho cercato di trasmettere è qualcosa di molto forte, è il nostro legame con il territorio, è la nostra stessa identità, rispondendo indirettamente ai concetti di salvaguardia e consapevolezza.

In questo lavoro, materie letterarie, conoscenza del territorio e mondo del digitale si fondono creando tra di loro una vera e propria sinergia. Sentiamo parlare di esperienza ovunque e in qualsiasi settore. Cosa vuol dire per il tuo lavoro creare l’esperienza per i visitatori? Come può il mondo del digitale aiutarti in questo senso e con i suoi strumenti creare l’esperienza? 

Tra le ambizioni più grandi di un ricercatore credo ci sia anche quella di dedicare scoperte e ricerche a riviste ad alto impact factor, a conferenze, corsi, etc. È anche vero che oggi può capitare che a volte noi studiosi dedichiamo maggiore attenzione a fare ricerca tra di noi, in questa corsa verso la conoscenza che ti porta a fare straordinarie gare patologiche con chi è capace di vivere anche a oceani di distanza. È la ricerca, la visione globale, l’elaborazione di modelli che fa andare avanti il mondo.

Mi sono appassionata tardi alla Terza Missione, ma ora è fondamentale per la mia professione. Quello che mi carica è riscoprire la meraviglia nelle persone. Allora perché non ricambiare questo bellissimo gesto traducendo le mie esperienze di lavoro in chiave semplice, artistica ed emozionale, creando nuove esperienze per vivere l’Heritage.

Viviamo in un periodo storico ricco di dati, ma povero di informazioni. Quanto è importante avere delle competenze solide di data analytics e perchè può essere così importante interpretare i dati? 

Se pensate che il Patrimonio Culturale percepibile sia vastissimo, provate ad immaginare allora tutti i valori che si possono ricavare dal resto del Patrimonio apparentemente invisibile!

Il mondo digitale, già ampiamente comprovato anche dagli archeologi per innovare nel campo dell’Heritage, per me è stato un catalizzatore fenomenale per tradurre e trasmettere i concetti di valore e di identità culturale, e di come inserirli poi all’interno dei processi contemporanei di informazione. Mi sono focalizzata sulle tecnologie immersive, perché ho trovato in questo strumento la soluzione ideale per la forma di engagement a cui ambivo da tempo: trasformare l’Heritage in un’esperienza che faciliti il trasferimento della conoscenza.

L’immersività è l’ideale per risvegliare la creatività individuale e l’immaginario collettivo del pubblico. Stupore, meraviglia, sorpresa…possono davvero stimolare l’attenzione e l’attitudine critica.

In qualche modo il visitatore diventa il vero protagonista all’interno per esempio di camere immersive con atmosfere particolari, variando l’intensità dei suoni e la temperatura dei colori, alternando immagini fisse e in movimento, in modo da coinvolgere chi guarda in una esperienza rivolta a tutti i sensi. Tutto questo è così importante perché dietro ad una resa apparentemente artistica del contenuto c’è in realtà l’esito di una ricerca scientifica, nel mio caso ancora in corso e destinata ad essere presto discussa dalla comunità scientifica all’Eighteenth International Conference on New Directions in the Humanities con ‘Becoming Us. How Invisible Heritage can be the Story of our Awareness’.

Andiamo più in profondità su quello che è il tuo lavoro. Si parla di patrimonio perché alla fine è quello che compone il territorio e la zona di cui siamo circondati. Sembra però che le persone fatichino sempre più a riconoscerne l’importanza e la preservazione. Ora siamo travolti dall’onda del “green” “plastic free” e sembra che il territorio importi di più a tutti, soprattutto ai giovani. Quanto è stato importante il mondo del digitale e il passaparola in questo frangente? Pensi possa avere delle ripercussioni anche nel tuo campo lavorativo? 

Viviamo in un periodo in cui ‘l’attenzione’ per l’ambiente si può considerare un vero e proprio trend. Alla salvaguardia e alla consapevolezza direi che ci stiamo lavorando.

Considero il mondo del digitale la chiave per rimettere in moto l’economia con un circolo positivo intorno al valore del Patrimonio. Ci sono già molte aziende ed enti che si occupano di engagement culturale attraverso il digitale: gaming, 3D, VR, AI…

Per l’area veneziana sono convinta che i data visualization possano offrire la massima capacità di esprimere il senso di un paesaggio molto complesso e straordinario come quello veneziano. Come? Spostando l’attenzione direttamente sulla persona, sulla comunità che ci vive, facendoli diventare protagonisti. Spostare il focus di qualcuno o qualcosa si può fare? Certo! Guardate Swatch ad esempio, che ha trasformato il settore degli orologi economici, orientati verso la funzionalità, in uno statement sulla moda guidato dall’emotività, oppure Starbucks che ha rivoluzionato il settore del caffè spostando il focus dalla vendita del caffè per l’uso quotidiano all’atmosfera carica di emotività in cui i clienti si godono il loro caffè. Possiamo farlo. Basta provarci. Questo però è business, ed è un’altra storia!

 
 
AUTORE

Elisa Botton

Un po' goffa, maniaca del controllo e ottimista di natura. Perde il senno solo davanti a borse, pizza e serie TV. Tanti i sogni nel cassetto, deve solo trovare la chiave.
 
 

Vuoi scrivere per noi?

Contattaci per proporre un articolo o segnalarci un contenuto interessante.