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Perché e cosa significa adottare una strategia di Influencer Marketing

A partire dalla fine del 2014, il numero di ricerche mensili sui motori di ricerca per la parola chiave Influencer Marketing’, ha registrato un aumento davvero sensibile. L’impennata visibile nel grafico di google trends qui sotto mostra come l’interesse verso strategie di marketing che coinvolgono gli influencer stia aumentando esponenzialmente, soprattutto negli Stati Uniti. 

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Secondo una recente ricerca di Onalytica, riportata da webbiquity.com risulta evidente come sempre più dipartimenti di marketing stiano integrando nelle loro strategie di promozione e visibilità la ricerca e l’ingaggio di influencer, ed in particolare:

  • l’84% dei professionisti del marketing sta già mettendo questo strumento al centro delle proprie strategie operative;
  • il 59% dei marketers prevede di aumentare il budget di destinato all’influencer marketing entro la fine del 2016;
  • il 31% delle imprese ad alta crescita di fatturato ha già implementato un programma di employee advocacy formale.

Ma, qual è il motivo della nascita di questo fenomeno? Sempre dalla ricerca di Onalytica

“l’influencer marketing è più conveniente rispetto all’Adv a pagamento e perché porta a raccomandazioni di brand e prodotto più credibili, a cui il 92% dei consumatori sono più propensi a fidarsi”.

People trust people: il concetto su cui si fondano queste strategie, è quindi più che mai attuale e promette il raggiungimento degli obiettivi di promozione e di ROI più alti rispetto al Paid Adv.

L’ingaggio di influencer, dove con influencer si intendono persone in grado di orientare le scelte d’acquisto dei propri follower, è una pratica già da tempo sdoganata da marchi e da fornitori di servizi, che investono in pubbliche relazioni digitali già da molto tempo.

Come mostra questo confronto tra le keyword di ricerca infatti, l’interesse verso le Digital Pr è rimasto alto negli anni (blu: influencer marketing, rosso: digital pr) e viene confuso oggi con l’influencer marketing.

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Attivare una strategia di influencer marketing non significa stringere una relazione di collaborazione a pagamento con persone con un certo numero di follower e, magari, di influenza sui potenziali acquirenti; men che meno una collaborazione con risultati (e quindi pubblicazioni) una tantum.

L’influencer marketing sottintende un rapporto di continuità e si differenzia dalle pubbliche relazioni digitali soprattutto nella definizione del ruolo di “influente”, come suggerito da Wikipedia:

“Nell’Influencer Marketing il ruolo di Influente può essere rivestito da potenziali acquirenti, o può essere coperto da soggetti terzi. Questi ultimi possono essere anelli della filiera di approvvigionamento (dettaglianti, produttori, agenti di commercio, grossisti, ecc…) o possono essere chiamati personaggi influenti (ad esempio giornalisti, accademici, analisti, consulenti professionali, ecc…) o utilizzatori professionali di beni a cui potenziali clienti possono chiedere un parere.”

L’influencer non è più quindi il blogger che gestisce bene i suoi canali, si prende cura della sua presenza online, o che, in alcuni casi spontaneamente, parla del prodotto positivamente, scatenando (nella migliore delle ipotesi) commenti e condivisioni a beneficio dell’engagement.

Pur concentrandosi su alcuni specifici individui come le meno recenti strategie di digital PR, una buona strategia di influencer marketing si propaga in community e gruppi di interessi verticali coinvolgendo professionisti esperti in settori specifici che possono trasmettere il loro messaggio anche attraverso il vecchio word of mouth. Ma soprattutto, l’influenza si può verificare, come sempre più spesso accade, offline.

Per questo motivo i dipendenti delle aziende diventano i primi opinion leader: persone capaci di trasmettere i valori dell’azienda per cui lavorano, perché motivati a parlare di un prodotto di cui si occupano tutti i giorni a livello professionale.

Un caso di advocacy program generato da una strategia di influencer marketing interessante a livello di risultati è stato implementato da Unicredit, e presentato durante l’ultima edizione del Social Business Forum a luglio 2016 (qui puoi trovare le slide dello speech di Patrizio Regis, Head of Group Internal Communication at UniCredit).

“Nelle nostre società ci sono centinaia di colleghi che spontaneamente mettono like, creano e condividono contenuti relativi positivamente alla nostra vita sul posto di lavoro UniCredit ha deciso di individuare quei sostenitori natural born e coinvolgerli in un programma dedicato di Advocacy dei dipendenti”.

Vuoi iniziare a mettere in pratica una strategia di questo tipo?

Possiamo riassumere, qui, i primi passi da cui partire, non senza tralasciare dei punti a cui dedicheremo più spazio in articoli successivi:

  1. ascolta e monitora
  2. individua gli influencer
  3. stabilisci una connessione continuativa

Ricorda soprattutto il punto 1, senza il quale è impossibile oggi iniziare qualsiasi tipo di azione di marketing digitale. Allora ti senti pronto a cominciare?

 
 
AUTORE

Giulia Brigato

PR di natura e social da My Space, per passione mi occupo di interior design e di eventi. Dipendente dalle cuffiette, viaggio in sella ad una bici da corsa vintage rosa.
 
 

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