Nella torrida domenica quasi estiva di ieri ho deciso di rubare alla mamma uno dei suoi giornali “da mamme”, se non sbaglio in questo caso A!, ed ho trovato un interessante articolo intitolato “I consumatori decideranno come saranno fatti i prodotti” in cui l’autore Giampiero Rossi dialoga con Giorgio Brenna, CEO di Leo Burnett per l’Europa Occidentale. L’articolo, leggero, offre spunti interessanti soprattutto in due passaggi chiave che cito:
la centralità della comunicazione non è più basata sul brand ma si sposta sul consumatore utente
il processo di co-creazione, co-design, co-definizione del prodotto sarà in futuro molto importante
Chi mastica marketing, e soprattutto visita i blog o legge libri come “noi è meglio” non avrà grandi sorprese nell’udire questi concetti, il dato forte però è che le grandi agenzie che muovono i budget di comunicazione dimostrano di credere in questi concetti e dimostrano maturità anche in termini di strumenti per applicare tali concetti, dato che inficia pesantemente anche il futuro del web marketing. Appare ormai unanime l’idea che sarà la community la star del web marketing del 2009, interessante in questo senso notare come la chiave del co-design (o co-comunicazione o co-innovazione) sia da ricercarsi nel prefisso più che nel suffisso come a dire che i modi in cui inventeremo ed insitilleremo il coinvolgimento saranno essi stessi parte di una strategia di marketing, il precursore in questo senso è di certo Fiat che con 500 ha dato un bel colpo al mercato ed ha dimostrato che il crowdsourcing (da wikipedia: Crowdsourcing is a neologism for the act of taking a task traditionally performed by an employee or contractor, and outsourcing it to an undefined, generally large group of people or community in the form of an open call. For example, the public may be invited to develop a new technology, carry out a design task (also known as community-based design and distributed participatory design), refine or carry out the steps of an algorithm (see Human-based computation), or help capture, systematize or analyze large amounts of data (see also citizen science)) funziona. Chiudo con tre appunti:
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il tema delle community non può che essere mediato dalla virtualità e dal web, l’approccio allo strumento è vario (creare la community? sollecitare una base utenti esistente? come muovere le masse? cosa chiedere loro? come riprendere il concetto di target? con quali meccanismi incentivanti? come attivare un rapporto onesto?) e le agenzie devono continuare a ragionare (lo stanno facendo) per modellizare la struttura dell’offerta e la catena di subfornitura di comunicazione
torneranno più che mai in auge leve di comunicazione e marketing come il product placement e gli eventi, veri e propri strumenti di ringraziamento al consumatore che si è dato da fare ed ha contribuito alla creazione del prodotto del futuro
non spariranno i centri R&D e nemmeno la ricerca aziendale, se ne è parlato qualche tempo fa ad un convegno in cui si sosteneva che Ford disse che se avesse chiesto ai suoi utenti cosa desideravano essi non avrebbero risposto “auto” bensì “cavalli più veloci”, giusta l’osservazione di risposta in cui si dice che ai consumatori va chiesto di cosa hanno bisogno (arrivare prima dal punto A al punto B) non quale strumento gli serve per soddisfare il proprio bisogno.. ma su questo torneremo..
che ne dite?